CHI PAGA L’ORCHESTRA?

DI GIANCARLO SELMI

 

 

 

16 Dicembre 2021

Qualcuno ha detto “chi paga l’orchestra, decide la musica” e, con riferimento ai propagatori di fake che ci ostiniamo a chiamare giornali, non esiste descrizione più appropriata.

Il livello dell’informazione in Italia è crollato ai minimi storici e l’abisso in cui è caduta, ogni giorno che passa, palesa nuove e più preoccupanti profondità. Dobbiamo cominciare a preoccuparci e farlo seriamente, di un costante e non so quanto modificabile percorso verso un regime di fatto. Una deriva in guanti gialli, invisibile ai più e, per questo, ancora più efficace.

Di questa deriva è parte organica l’informazione.

Per oggi è stato indetto uno sciopero generale. Un avvenimento importante che segna il primo, vero, segnale che possa esistere un’opposizione a questo acclamato quanto infame e sgangherato governo, imposto dopo le riunioni segrete fra il foruncolo filo-arabo ed i suoi padroni: le gangs della grande finanza e Confindustria. Uno sciopero importante, un avvenimento importante del quale non si parla. Repubblica non dedica allo sciopero neppure un accenno, il Corriere un trafiletto a pag. 16.

Nei regimi più tradizionalmente dittatoriali, il dissenso si silenzia, qui in Italia si occulta. Il risultato, credetemi, è lo stesso.

Preoccupiamocene, finché siamo in tempo.