LIETO FINE PER I MARO’ ?

DA REDAZIONE

 

Felice per loro, i due marò, e per chi gli è vicino: finisce un incubo durato dieci anni.

La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione: non ci sono prove sufficienti neppure a tenere un processo. Che in realtà avrebbe solo rivelato le manipolazioni dell’inchiesta indiana sulla morte dei due pescatori, e le accomodanti diplomazie italiane, tutte tese a un finale da tarallucci e vino, invece di sostenere l’innocenza che i due hanno sempre rivendicato.

Ed è finita a tarallucci e vino, nel giorno della morte di una grande regista della commedia italiana.

Già il tribunale internazionale de L’Aja ci aveva messo del suo, con una decisione paradossale: l’Italia doveva pagare quelli che potremmo chiamare i danni civili per la morte dei due pescatori, e però avrebbe potuto celebrare il processo. Paradossale perché non aveva senso celebrare un processo dopo aver pagato i danni, da colpevoli.

E così, India soddisfatta, e Italia con un imbarazzo da risolvere: il processo rischiava di veder assolti i due imputati, e rivelare le toppe sia italiane che indiane. Alla fine, con un gioco di prestigio, si evita il processo, si prosciolgono i due imputati e pazienza se nessuno li ripagherà di un’accusa che hanno sempre respinto con sdegno.

Rimane, della loro storia, la dignità con cui hanno sopportato la detenzione, con cui hanno risposto alle accuse, con cui hanno assistito alle giravolte di superiori, ministri e capi di governo, servitori dello Stato protetti come faceva comodo allo Stato (stai zitto, che ci penso io a tirarti fuori, sappiamo noi come fare). Ci sono riusciti.

La verità, quella è archiviata.

di Toni Capuozzo