ANTONINO CAPONNETTO, TRIBUTO AD UN GRANDE MAGISTRATO

DI MARISA CLARA CELESTE CORAZZOL
Il 6 Dicembre 2002, all’età di 82 anni, ci lasciava l’immenso, indimenticabile Magistrato Antonino Caponnetto, colui che, dopo l’assassinio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino per mano mafiosa, disse “E’ tutto finito”.
E sapeva bene che cosa significasse quel “E’ tutto finito”, perché, come dichiarò successivamente per spiegare il fenomeno mafioso, fornì anche l’orientamento necessario per comprendere i legami che essa intrattiene col mondo politico e disse: «A differenza delle organizzazioni puramente criminali, o del terrorismo, la mafia ha come sua specificità un rapporto privilegiato con le élite dominanti e le istituzioni, che le permettono una presenza stabile nella struttura stessa dello Stato”. E che “La mafia è l’estensione logica e la degenerazione ultima di una onnicomprensiva cultura del clientelismo, del favoritismo, dell’appropriazione di risorse pubbliche per fini privati”.
Poi si dedicò, sebbene già in pensione, ad istruire gli studenti, in giro per le scuole di tutta Italia, ripetendo all’infinito questo appello che mai sarà cancellato dalla mia memoria:
“Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova Resistenza, la Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”.
Antonino Caponnetto