ADDIO ALLA MIA, NOSTRA, “QUELLI CHE…”

DI MARINO BARTOLETTI

 

Ieri sera, per farmi del male, ho assistito alle battute finali – letteralmente ai titoli di coda – dell’ultima puntata di “Quelli che….”, il coraggioso (disperato?) cascame della trasmissione che con tanto amore ideai all’inizio del 1993 e che dal settembre di quell’anno visse anni e momenti talmente belli che ora fa quasi male ricordare.

Lungi da me ogni analisi ingenerosa. Luca e Paolo sono bravissimi: forse sono solo stati trascinati (e certamente ne hanno sofferto) verso un’eutanasia che sinceramente poteva essere risparmiata.

Ripenso a al nostro gruppo, a Fabio impareggiabile frontman, a Idris, a suor Paola, a Everardo Dalla Noce, a Carlo Sassi, a Massimo Alfredo Giuseppe Maria, a Peter Van Wood-Van Goof, ad Anna Marchesini, a Don Lurio, a Takaide, al miglior Teo Tecoli della sua carriera televisiva. A Enzo Jannacci e alla sua sigla: a Paolino Beldì, alla sua illuminata e unica folle genialità. Alla gioia autentica che provavamo nell’allestire quelle domeniche, fatte di sincera allegria, di leggerezza e allo stesso tempo di grande solidità narrativa.

Ripeto, sarebbe ingiusto e ingrato fare comparazioni (soprattutto in tempi così cambiati): ma quando non c’è un progetto, quando non c’è un clima, ma si procede solo per stanchi tentativi tutto quello che vi ruota attorno diventa sinceramente poco efficace. E ancor meno divertente.

La mia, la nostra “Quelli che….” secondo me avrebbe avuto diritto a una fine più dignitosa. Mi restano i ricordi, la felicità di quei giorni: e tantissimo orgoglio. E me li tengo stretti come fossero creature da cullare per sempre.