“IN ALBANIA SONO UNA DONNA MORTA”

DI NICOLA FRATOIANNI
Adelina aveva 22 anni quando arrivò in Italia nel 1996. Ebbe il coraggio e la forza di denunciare i suoi sfruttatori. Grazie alle sue rivelazioni vennero arrestati 40 membri della mafia albanese coinvolti nel racket della prostituzione, altri 80 denunciati.
Adelina Sejdini si è suicidata alcuni giorni fa.
Era gravemente malata e da tempo chiedeva la #cittadinanza italiana per non dover tornare nel suo Paese. Ma durante l’ultimo rinnovo del permesso di soggiorno le era stato revocato lo stato di apolide e nonostante l’invalidità al 100% era stata riconosciuta come lavoratrice, facendole perdere sussidi, pensione di invalidità e la possibilità di una casa popolare.
Una vicenda straziante che ci sbatte in faccia l’incubo che deve affrontare chi chiede solo di essere cittadine e cittadini di questo Paese, di essere accettato come essere umano. Il #fallimento di uno #stato che non riesce a tutelare e assistere chi, con enormi conseguenze e indicibili sofferenze, decide comunque di non voltarsi e fare la cosa giusta.
Una vicenda che pretende #giustizia. Stabilendo le responsabilità, accertando cosa sia successo e ripensando questo insensato e disumano sistema che preclude il #futuro di tante, troppe, persone.