MORTI E SANTI DI QUESTO BRUMAIO CHE CHIAMANO NOVEMBRE

DI LIDANO GRASSUCCI

Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti,
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti, si festeggiano i morti…
Cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada, in fango della strada.

Francesco Guccini, Canzone dei 12 mesi

Il tempo dell’anno si è scritto per sedimenti racconti dei giorni. Ognissanti è festa per ricordare testimonianze di fede, poi i morti a seguire, e i santi sono tutti morti. Due maglie di una catena, due eventi che sono uno.

Vengo dalla rivoluzione francese e dal suo tentativo di cambiare anche il calendario ma… cosa puoi fare con la tua attualità ed eroismo istantaneo davanti a tutti i santi, a tutti i morti?

Il calendario è rimasto quel che era e i ricordi sono quelli che erano. I santi ai cristiani di versione cattolica evidenziano virtù che, però, sono dei santi e gli umani possono provarci. Nei santi trovi la frase di Papa Francesco sul “grido della terra” in Francesco, il santo, che parla al lupo, in Sant’Antonio Abate che si “innamora” del maialino, in San Paolo che trova il “vero” cadendo da cavallo. Nei santi trovi il dolore dei martiri, l’estasi delle mistiche e in mezzo millanta storie di verità che ti aiutano a vivere.

Mio zio N’Cicco Ceccano conosceva tutti i santi che chiamava a responsabili della mancata partenza del suo trattore fino a inveire con il primo novembre, anche se bastava, laicamente, cambiare batteria. Abbiamo bisogno dei santi con cui parlare, abbiamo bisogno di avere qualcuno a cui dire le cose che non possiamo dire neanche a noi stessi. A questo serve questo giorno ad avere la possibilità nel bene e nel male di non restare soli.

Poi i morti, sono oggi la presenza che ieri erano la forza della tua educazione. I morti sono l’idea non della consolazione dei santi ma della comunità, ed è paradosso, dei viventi. Questa ricorrenza segna non l’omaggio ai chi non c’è, ma da la forza a chi c’è di sentirsi nel filo della storia, nel suo ordito, che la trama la fa il caso, il fato. Ma questo non è cristiano ma eredità greca che, tra la mia gente, e in me pesa anche. Vai a ricordare i morti e poi ricordi i tuoi morti con cui li hai ricordati. Per un attimo oggi vedi chi hai visto, parli con chi hai parlato. Non è come i santi che testimoniano per tutti, i morti danno ricordi per ciascuno.

Vado da mio nonno Lidano, faccio lui per tutti, anche perché sulla sua lapide c’è esatto esatto il mio nome e il mio cognome, una cosa che mi insegna l’umiltà. Lo guardo, lui pare guardare me in una fotografia in bianco e nero, una delle poche che si è fatto. Momento solenne per me e per lui, sapendo anche che tutto finisce qui, poi vedo il suo orecchio sinistro che nella foto non era venuto e lo hanno aggiunto con il lapis e… rido. Lui pare fare altrettanto di me. Questo ridere attenua il mio mal di gola, e ridiamo.

Cadono le foglie, cade la pioggia, cade il pudore della vita giusta e leggi le contraddizioni di una esistenza venuta come viene tra santi da invocare e morti da ricordare io che ho amato la ragione, la rivoluzione, in questo tempo di brumaio

 

Nella foto: Beato Angelico, Ognissanti

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