ELEZIONI RUSSIA. CROLLA IL PARTITO DI PUTIN, CRESCONO I COMUNISTI

DI LUCA BAGATIN

Si è votato dal 17 al 19 settembre, per il rinnovo della Duma di Stato, ovvero il Parlamento russo.

Il primo dato è l’affluenza: 45,15%. Più bassa rispetto a quella del 2016, che è stata del 47,88%.

Al momento in cui scriviamo, lo spoglio delle schede ha superato il 98% e i risultati possono dirsi pressoché definitivi.

Il primo dato è il crollo del partito di governo, il liberal-conservatore putiniano “Russia Unita”, fermo al 49,8%, registrando quasi il 4,5% in meno rispetto alla scorsa tornata elettorale legislativa.

Il secondo dato è la crescita del Partito Comunista della Federazione Russa di Gennady Zjuganov che, con il 19,05%, cresce di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2016.

Tali dati individuano nelle politiche di macelleria sociale attuate dal governo Putin il crollo dei voti di “Russia Unita” e l’aumento dei voti comunisti, nonostante ai comunisti di Zjuganov siano spesso stati messi i bastoni fra le ruote, con arresti di deputati, vessazioni e impedimento di candidare loro esponenti di punta (come ad esempio Pavel Grudinin).

Ha pagato anche la strategia di Zjuganov di raggruppare ben 56 partiti di sinistra patriottica e di farne confluire i voti.

A seguire, la formazione nazional-centrista Partito LiberalDemocratico di Vladimir Zhirinovsky, che ottiene il 7,48%, subendo un tracollo che le ha fatto perdere oltre il 5,5% dei voti rispetto al 2016.

Si mantiene stabile, ma senza sfondare, il partito socialista patriottico “Russia Giusta – Patrioti – Per la Verità”, che, con il 7,4% guadagna mezzo punto percentuale rispetto alla sola “Russia Giusta” presentatasi nel 2016. Non improbabile, peraltro, che in Parlamento, tale raggruppamento possa formare un gruppo parlamentare unito al Partito Comunista della Federazione Russa, costituendo così il più grande partito di opposizione alla Duma.

Ultimo fra i partiti che saranno rappresentati alla Duma, avendo superato lo sbarramento del 5% previsto dalla legge, è la nuova formazione “Nuovo Popolo”, partito liberale di centrodestra pro-Putin, che pare essere stato costituito dal governo per attirare voti da parte dei sostenitori di Aleksei Navalny. Tale nuova formazione ha ottenuto il 5,36% dei consensi.

Il Partito dei Pensionati ottiene invece il 2,48%; il liberale di centrosinistra Yabloko l’1,31%; i Comunisti di Russia di Maxim Suraykin l’1,28%; i Verdi lo 0,91%; il partito patriottico “Rodina” lo 0,77%; il Partito Russo per la Libertà e la Giustizia lo 0,76%; Alternativa Verde lo 0,63; il Partito della Crescita lo 0,47% e Piattaforma Civica lo 0,15%.

Nel collegi uninominali, il partito “Russia Unita” sta conquistando l’88% dei seggi (199 seggi); il Partito Comunista della Federazione Russa il 4,45% (9 seggi); “Russia Giusta – Patrioti – Per la Verità” il 3,56% (8 seggi); il Partito LiberalDemocratico; Rodina; il Partito della Crescita e Piattafotma Civica, stanno invece conquistando 1 seggio ciascuno. Mentre i candidati indipendenti stanno ottenendo 5 seggi.

I militanti del partito nazionalbolscevico “L’Altra Russia di Eduard Limonov”, ai quali è stato impedito, per l’ennesima volta, di partecipare alle elezioni, hanno manifestato fuori da numerosi seggi elettorali, con cartelli di protesta, proclamando l’illegittimità delle elezioni e dichiarando che “le uniche elezioni oneste ci saranno solo dopo la rivoluzione”. Avevano invitato, così, all’astensione di massa.

Le autorità hanno altresì impedito la partecipazione alle elezioni anche del partito di centrodestra di Aleksei Navalny e del Partito Libertario.

Luca Bagatin

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