TALEBANI E ISIS, DIFFERENZE NOTE A TUTTI

DI EMILIANO RUBBI
Ormai tutti hanno capito che chi ha organizzato l’attentato a Kabul, non sono stati i talebani ma l’Isis Khorasan.
Ma quali sono le differenze tra i talebani e le bandiere nere dell’Isis?
Per un occidentale potrebbero sembrare gruppi molto simili, per un colossale ignorante in materia come Salvini sono la stessa cosa, fatto sta che stiamo parlando di formazioni decisamente diverse, di visioni spesso contrapposte, specialmente nell’interpretazione della Sharia, la legge islamica. Tanto che, per l’Isis, i talebani sono degli apostati e, negli anni, gli scontri armati tra i due gruppi sono stati moltissimi, principalmente dovuti a questioni legate al possesso dei campi di papaveri da oppio.
Per come i talebani interpretano l’Islam, ad esempio, le donne sono degli esseri umani con meno diritti degli uomini. Per l’Isis, invece, sono poco più che degli oggetti di svago sessuale.
Per i talebani, i musulmani sciiti sono dei miscredenti, per l’Isis sono obbiettivi militari da sterminare.
Per i talebani, lo scopo è governare l’Afghanistan secondo le loro leggi, rigorosamente secondo una divisione territoriale che è prima di tutto etnica, per l’Isis la guerra santa dev’essere globale.
Nell’Isis sono stati arruolati ogni sorta di criminali e tagliagole, negli anni, gente tutt’altro che religiosa che si è unita al sedicente “stato islamico” unicamente per soldi, cosa che tra i talebani non è accaduta. I talebani sono adepti dell’Islam deobandi, mescolato a diverse tradizioni tribali della locale etnia Pashtun. L’Isis è una formazione vicina al wahabismo saudita, l’Arabia Saudita, quella del tristemente noto “rinascimento”, che ha finanziato a lungo i terroristi dello stato islamico, del quale propone una versione integralista e violenta.
I talebani hanno sempre fatto un motivo di vanto della loro regola per cui “non si attacca la popolazione civile”. L’Isis non si è mai fatto problemi del genere, anzi, i civili sono da sempre le principali vittime dei suoi attentati.
I talebani del ceto intellettuale sono disposti a trattare con l’occidente per ottenere il proprio scopo, anche a costo di contravvenire a regole “minori” come quella di impedire il lavoro femminile, se necessario, cosa che fa di loro dei traditori e dei collaborazionisti degli USA agli occhi dell’Isis.
I talebani sono preferibili all’Isis?
Da una prospettiva occidentale probabilmente sì, non fosse altro perché non sono interessati a una guerra santa globale. Dal punto di vista di chi deve vivere in quella zona del mondo, invece, si tratta di un incubo che si ripropone. Anche perché tutti sanno che la faccia “dialogante” e “moderata” che stanno ostentando in questo momento serve unicamente a prendere tempo e ad aspettare che si spengano i riflettori dei media occidentali sull’Afghanistan.
E no: le lacrime di Biden e la promessa di “vendicare” l’attentato di Kabul non migliorano affatto la situazione, al limite la peggiorano. Sono solo le prime avvisaglie di quello che accadrà: verranno ammazzate altre persone.
L’unica cosa che gli USA, da sempre, sanno fare benissimo.