L’IPOCRISIA DAVANTI A KABUL

DI CLAUDIA SABA

Le notizie da Kabul sono sempre più scioccanti.
L’aeroporto è preso d’assalto dalla popolazione, nel disperato tentativo di trovare un posto a bordo degli aerei in partenza.
I miliziani aprono il fuoco per disperdere la folla.
Molte donne, riferiscono i reporter, lanciano i propri bambini oltre il filo spinato.

“Alcuni bimbi sono anche rimasti impigliati nel filo spinato” racconta un alto ufficiale afghano.
Ma quanta disperazione può racchiudere il gesto di queste donne?
Lanciare il proprio figlio oltre un filo spinato è uno dei gesti più drammatici.
Ma è l’estremo tentativo di salvare le loro creature.
Alzare un figlio al cielo e lasciarlo nelle mani di uno sconosciuto, è lasciarlo per sempre.
È non rivederlo mai più
È conservare il dubbio sulla sua sorte per tutta la vita.
Ci vuole coraggio, un coraggio più forte di ogni paura.
Solo l’amore può arrivare a tanto.
E noi, miseri esseri umani, accomodati in sofà, assistiamo inermi a questo spettacolo riprovevole… e giudichiamo.
Dalle nostre comode poltrone invochiamo aiuti che noi per primi non daremo.
Oppure si, certo che li daremo ma solo se incontreranno il nostro interesse personale.
Il dramma che si sta consumando sotto i nostri occhi non è un dramma di oggi.
È la tragedia che giustifichiamo da sempre.
Crudeltà di cui non ci siamo mai preoccupati fino ad oggi.
Donne che subiscono da un tempo infinito, dilaniate dalla violenza fisica e della guerra per loro e per i loro figli, e noi ce ne accorgiamo soltanto adesso.
Ipocriti.
Quanta ipocrisia e falsità si racchiude nel nostro essere umani.
Ma noi umani non lo siamo più. Da un pezzo.
Siamo solo indifferenti consapevoli davanti al dolore e tutti, tutti colpevoli!
Nessuno escluso.