PONTE MORANDI, MANCA LA GIUSTIZIA

DI CLAUDIA SABA

Ponte Morandi, tre anni dopo.
Il 14 agosto 2018 il ponte Morandi andava giù.
Causando la morte di 43 persone e quasi 600 sfollati.
Da un anno, il ponte è di nuovo in piedi.
Passando dal dramma alla rinascita.
Dalle auto precipitate, dai morti.
E poi i funerali delle vittime, il lutto, l’indignazione, lo scandalo e la vergogna per una tragedia che poteva essere evitata con i rituali interventi di manutenzione.
Queste sono le uniche certezze che abbiamo.
Non sappiamo se i responsabili pagheranno, non più
dopo la riforma della
giustizia.
È la stessa Ministra Cartabia a confermarlo oggi.
“L’improcedibilità è solo una extrema ratio, perché la riforma è volta a sollecitare le fasi del processo in tempi rapidi”.

Processi rapidi quindi, anche a costo di lasciare impuniti i colpevoli.
Ed è impensabile che un processo come questo possa concludersi in tempi brevi.
Intanto chi percorrerà il nuovo ponte si troverà davanti quei 43 alberi piantati, uno per ogni vittima.
Vittime di un’indecenza tutta italiana, del potere portato all’estremo.
Dagli interessi economici e personali, da una politica assente e da controlli quasi inesistenti.
Per ultimo, dalla mancanza di giustizia.