LATINA, STRANO SPRINT FINALE. “APPROVARE TUTTO IN UNA NOTTE”

DI CLAUDIA SABA

Nella Commissione Governo del Territorio del 3 agosto 2021, sono 6 i punti all’ordine del giorno.
5 di questi punti riguardano argomenti importantissimi e molto complessi, ciascuno dei quali richiederebbe approfondimenti e discussioni che si dovrebbero protrarre nel corso di varie Commissioni per varie settimane. Per alcuni di questi punti sarebbe altresì opportuno il confronto con gli Ordini professionali.
Secondo LBC noi domani in un’oretta di commissione online dovremmo liquidare con una alzatina di mani, 5 argomenti che afferiscono l’operato di metà consiliatura e che avrebbero delle ripercussioni e delle ricadute importantissime sull’intera città”.

Questo il post apparso due giorni fa sulla pagina social dell’ex consigliere comunale di LBC Salvatore Antoci, passato ora con il M5S.

Ma ieri, in Commissione urbanistica, la minoranza è riuscita a fermare le due delibere per la revisione dei piani R3 ed R6.

“È davvero singolare che solo oggi, dopo 5 anni, a due mesi dal voto, LBC abbia deciso di darsi una svegliata sull’urbanistica, peccato che abbiano voluto farlo in tutta fretta con una tempistica pre elettorale più che sospetta”, afferma Raimondo Tiero.

E per capire bene l’importanza di questi PPE annullati da Barbato nel 2016,
è necessario andare a ritroso nel tempo ed analizzare bene i fatti.

I FATTI

“Il 26 febbraio 2016 il commissario Barbato sospende sei piani particolareggiati: R1 Frezzotti, R3 Prampolini, R6 Isonzo Borgo Podgora, Borgo Piave e Latina Scalo approvati dalla uscente giunta Di Giorgi.
Dopo 90 giorni di sospensione arriva anche l’annullamento.

Urbanistica azzerata, quindi.

Il 26 maggio del 2016, sul tavolo del prefetto Giacomo Barbato arrivano infatti le relazioni dell’architetto Giovanni Della Penna, sulle varianti ai 6 Piani Particolareggiati Esecutivi su 10 sospesi dalle deliberazioni di febbraio.
Annullamento in blocco di tutte quelle delibere sui PPE approvate dall’amministrazione Di Giorgi tra il 2012 e il 2014.

Diverse le violazioni e le illegittimità riscontrate da Della Penna.
Le più evidenti sono di natura amministrativa.
Aggiramento dell’articolo 4 della legge regionale 36 del 1987, norma che attribuisce la competenza – in materia di Piani Attuativi che si configurano come varianti di revisione al Piano Regolatore Generale – al Consiglio Comunale e all’assessorato regionale all’Urbanistica.

Gli aggiustamenti al ribasso sulle volumetrie realizzate( in merito a vani scala,androni, altezze residenziali e commerciali, garage, verande ecc) finalizzati a produrre nuova cubatura edificabile, così come lo sfrenato utilizzo di cambi di destinazione d’uso – il tutto impostato su una previsione errata riguardo un (presunto) aumento del numero dei residenti – sono stati utilizzati come strumento per programmare uno smodato incremento dell’indice di densità abitativa e del carico urbanistico.
Aspetto che non è stato minimamente considerato dalla precedente amministrazione, la quale a colpi di Giunta, senza passare per il Consiglio Comunale e senza inviare i documenti alla Regione, ha espressamente destabilizzato l’assetto urbanistico della Città, optando per l’iter semplificato secondo l’articolo 1 bis comma 1, modificato in Regione durante la presidenza Polverini.
“Un artificio, assunto con modalità elusiva, per incrementare volumetrie ed abitanti con conseguente aumento della densità edilizia ed abitativa, in variante alle norme di di PRG”.
Analizzando i singoli Piani Attuativi riguardanti, appunto, i PPE, si riscontra un’evidente incongruenza in termini di superamento della soglia di metri cubi per abitante.

R6-QUARTIERE ISONZO.
La cronologia delle narrazione giudiziaria del capoluogo, con avvisi di garanzia recapitati agli ex assessori forzisti Michele Nasso e Giuseppe Di Rubbo per il caso Isonzo Residence, ci porta ad iniziare necessariamente dal PPE R6-Quartiere Isonzo.
La volumetria realizzata si attesta sugli 844.847 metri cubi, una cifra che sfora la soglia degli 787.400 mc prevista dal PRG.
Ma l’abuso va oltre.
Perché due delibere del settembre 2012 e del maggio 2013 – annullate dal Commissario e che hanno, appunto, come oggetto la variante al PPE – sottoscrivono un aumento di cubatura pari a 177.062 mc: 1.021.909 mc totali. Un eccedenza del carico urbanistico pari a circa il 30%.
R3-QUARTIERE PRAMPOLINI.
Il cambio di destinazione d’uso trasformò l’area dello stadio in “verde pubblico” , ostacolando i lavori di ampliamento e messa in sicurezza delle tribune, fino alla vicenda via Quarto.
Qui i metri cubi in più che il Comune aveva deciso di edificare sono 72.600: 962.220 a fronte di 889.660 stabiliti dal PRG.
Sei ettari di terreno convertito in edificabile.

R1-QUARTIERE FREZZOTTI.
Ancora una volta si è giocato sui volumi. Il Piano Attuativo datato 2013 ha apportato riduzione della stima della volumetria realizzata, da 1.388.612 mc effettivamente esistenti a 1.110.890. Un gap di 270.222 mc da rinvestire in volumi edificabili, giustificati, secondo il documento approvato in Commissione Urbanistica, da un potenziale aumento di 1365 unità degli attuali 15.190 residenti.
LATINA SCALO.
Oltre al solito escamotage sui metri cubi, con una riduzione del 7% sulle volumetrie realizzate per favorire l’inserimento di un’eccedenza pari 185.350 mc, il quartiere presenta delle evidenti incoerenze di assetto urbanistico. Il Piano di Recupero del patrimonio edilizio esistente (PdR) – strumento di attuazione del PRG attivo nelle cosiddette “zone di recupero”, prevede nuove volumetrie che contrastano con i divieti di inedificabilità imposti dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTRP).
Troviamo, ad esempio, un’ area preposta a “servizi generali” , destinata alla scuola media, su un’area a destinazione agricola, rientrante nella cosiddetta fascia di “verde agricolo di rispetto” al di fuori del perimetro del PPE.
Ma non è tutto.
“Il calcolo dei volumi da realizzare – si legge – si sviluppava secondo calcoli ‘virtuali’ e giammai basati su dati scientifici, reali.”
Il tutto alla mercè di un’urbanizzazione sproporzionata.

BORGO PODGORA.
La variante approvata in Giunta nel giungo del 2014 andava a ridurre del 15% le volumetrie, compromettendo ulteriormente l’idea di un corretto sviluppo urbanistico ed edilizio del borgo.

BORGO PIAVE.
Dalla pista che portò al sequestro, da parte del Nipaf, del lotto di proprietà dell’ex consigliere Vincenzo Malvaso (chiesto per lui il rinvio a giudizio assieme a Giuseppe Di Rubbo, l’ex assessore all’Urbanistica), sono partite le varie inchieste della magistratura su tutta l’urbanistica pontina degli ultimi anni.
Nei Piani Attuativi passati in Commissione Urbanistica nel luglio 2012 e nel gennaio 2013, sono 36.109 i metri cubi tolti a servizi pubblici e verde con un incremento della cubatura di circa 10 mila in gran parte attribuita al lotto di Malvaso.

L’intervento di Barbato va, almeno temporaneamente, a sventare una maxi “eccedenza di volumetria di progetto” che si sarebbe tradotta in quasi 700 mila metri cubi di cemento sulla città di Latina”.

Non c’è bisogno di aggiungere altro perché i fatti parlano da soli.
Dopo ben cinque anni di blocchi, di rinvii, di “no” a qualsiasi confronto e delucidazione, i “PPE arrivano in commissione urbanistica solo a pochi mesi dalle votazioni amministrative.
Perché?
E soprattutto, cosa tolgono o aggiungono, i nuovi piani, a quelli annullati nel 2016 da Barbato?

Sarebbe molto interessante saperlo, dal momento che per LBC, i PPE annullati, sono diventati il baluardo di legalità del suo operato sin dal primo insediamento in città.
E la domanda rivolta da quelli di “prima” a quelli di “oggi” resta sempre la stessa.
Perché tanto interesse sui “piani particolareggiati?
E perché proprio adesso, a due mesi dalle amministrative?