L’ITALIA DI MANCINI E’ CAMPIONE D’EUROPA, BATTUTA L’INGHILTERRA A WEMBLEY AI RIGORI

DI VINCENZO G. PALIOTTI

Dopo 53 anni, dopo il grande Giacinto Facchetti, è toccato a Chiellini alzare, ieri sera a Wembley, la Coppa che riporta in Italia il titolo di Campione d’Europa.

Nel 1968, a Roma, ci vollero due partite, la prima finì uno a uno come ieri sera e poiché non c’erano ancora i rigori, si dovette ripetere la gara, due giorni dopo, gara che vincemmo 2 a 0 all’Olimpico di Roma. Ieri sera i rigori ci sono stati e ci hanno permesso di piegare gli inglesi, davanti al loro pubblico e riportare a casa la coppa.

La partita di si annunciava difficile e tale è stata. La squadra guidata dal tecnico Southgate  si presentava alla finale senza sconfitte con un solo pareggio due soli gol subito e 12 realizzati, un cammino di tutto rispetto. Oltre a ciò gli inglesi potevano contare sull’appoggio del pubblico che li ha sostenuto per tutta la gara. Ma l’Italia non si è fatta condizionare ed ha vinto anche contro tutto questo, segno di grande personalità e carattere.

Che gli inglesi ci temessero però, e avevano ragione di farlo era dato dal loro schieramento, inedito per l’occasione, che presentava un 3 5 2  con la chiara intenzione di frenare il centrocampo azzurro, bloccando le fasce laterali, annullando cioè quelle zone che costituivano la fonte del nostro gioco. Subire poi un gol subito, appena dopo due minuti dall’inizio, ha complicato le cose perché l’Italia ha faticato non poco a ritrovare il suo gioco, con gli inglesi tutti schierati dietro la linea della palla per chiudere ogni varco e difendere quell’esiguo e fortunoso, bisogna dirlo, vantaggio.

Ai nostri azzurri c’è voluto tutto il primo tempo per ritrovarsi e riprendere il pallino del gioco in mano. Solo nella ripresa infatti la squadra di Mancini si riappropriava del pallino del gioco. Molto più decisa e determinata la squadra dava segni positivi per il raggiungimento almeno del pari.  Per parte sua, Mancini cambiava qualcosa sostituendo qualche pedina perché stanca o perché al di sotto dell’abituale standard. I risultati arrivavano quasi subito, e l’Inghilterra, ora  pressata dagli azzurri già nella sua metà campo, riusciva a ripartire sempre più raramente affidandosi solo agli spunti individuali di Sterling e di Kane che poco ottenevano però per l’ottimo lavoro della nostra difesa con Chiellini sugli scudi.

Con il ritrovato assetto abituale della squadra, la nostra Nazionale aggrediva gli inglesi in ogni zona del campo i due laterali ora , Di Lorenzo ed Emerson Palmieri, spingevano  sulle fasce laterali mettendo in difficoltà la difesa inglese, sotto un vero e proprio assedio, sfiorando più volte il pareggio. Pareggio, meritato, che arrivava da un’azione di calcio d’angolo. Autore del gol uno scatenato Bonucci, che dopo la segnatura andava a zittire il pubblico locale che non aveva mai smesso di fischiare gli azzurri.

Trovato il pari l’Italia cercava il colpo del KO, provando con Insigne, Emerson e Chiesa, anche lui scatenato, costretto poi ad uscire per un colpo alla caviglia. I tempi regolamentari finivano con i nostri in attacco e gli inglesi che, per evitare il pressing alto degli attaccanti italiani, ricorrevano a lunghi rilanci del portiere, rilanci che finivano sempre preda dei nostri difensori.

I tempi supplementari non dicevano nulla di diverso, forse gli inglesi tentavano qualcosa di più, ma in pratica oltre al gol di Shaw, in apertura, quasi mai hanno trovato lo specchio della nostra porta.

Mancini nella mezz’ora di extra-time ridisegna la squadra sostituendo qualche uomo che mostrava segni di stanchezza o vittima di qualche colpo “proibito”, gli inglesi hanno picchiato duro, arrivando dunque ai rigori.  E qui Donnarumma diventava l’eroe della serata parando due rigori, uno gli inglesi lo avevano calciato sul palo riparando così ai nostri due errori di Belotti ed, incredibilmente, di Jorginho fissando il risultato final sul 4 a 3 per la nostra Nazionale.

A questo punto è scoppiata la gioia, tutti schizzano via dalla panchina per abbracciarsi, per abbracciare il CT e tutti i componenti dello staff azzurro. Tanti abbracci, ma anche lacrime di gioia, grande commozione per questo grande traguardo, anche inaspettato. Mancini che abbraccia i giocatori uno ad uno. Gli azzurri con telefonini alla mano chiamano i propri cari per dividere con loro la gioia e le lacrime. Bellissimo e commovente l’abbraccio tra Mancini e Vialli, due campioni legati da una lunga amicizia.

Una grande vittoria quella di questo Europeo, pochi ci davano per vincitori anzi, i pronostici parlavano di grande risultato il raggiungimento dei quarti. Ma gli azzurri, giorno dopo giorno hanno preso coscienza che l’impresa era possibile, ci hanno creduto e l’hanno resa possibile grazie all’impegno, al cuore ed il coraggio messi in campo fino all’ultimo minuto e sono stati premiati con la conquista del titolo.

La certezza dell’impresa ha cominciato a delinearsi con le vittorie, molto sofferte contro il Belgio e la Spagna. Gare vinte con grande spirito di squadra, con acume tattico, la compattezza del gruppo ed una grande personalità, tutti elementi indispensabili per affrontare e vincere un torneo come l’Europeo.

Il centrocampo e difesa sono state le nostre carte vincenti, anche nelle partite dove si è sofferto, specialmente in quelle. in tutto questo anche l’attacco ha fatto la sua parte, capitalizzando al meglio il lavoro di costruzione del centrocampo. Tutto ciò reso possibile dall’ottimo lavoro della nostra difesa.

Autore di questo “miracolo” Roberto Mancini che, rinunciando ad utilizzare il blocco di una squadra come in passato, optando per una nazionale mosaico, ha costruito una vera “bellezza” che ha riportato il popolo dei tifosi attorno alla Nazionale, imponendo le sue idee di gioco, raccogliendo il plauso e la stima di tanti colleghi, ultimo dei quali Luis Enrique.

Un miracolo? Si, se pensiamo che Mancini aveva ereditato una squadra in rotta. Estromessa dai Mondiali in Russia, non accadeva dal lontano 1958, e dopo appena tre anni Mancini ha rivoluzionato l’ambiente, cambiando gioco e mentalità ormai sorpassate ispirandosi ad un calcio moderno, spettacolare e vincente, da ieri sera il titolo di Campione d’Europa parla per lui, spazzando via il ricordo di quei giorni bui che ci avevano spinto così tanto in basso.

Da oggi in avanti, con il titolo di Campioni d’Europa, gli obiettivi si sposteranno sulle qualificazioni ai prossimi mondiali con la consapevolezza per Mancini ed il suo gruppo, che questo può costituire un punto di partenza per affrontare il futuro con ottimistiche speranze di raggiungere altri traguardi importanti come quello di ieri sera.

Ecco i 26 Azzurri Campioni d’Europa 2020/2024:

PORTIERI: Donnarumma, Sirigu, Meret. DIFENSORI: Acerbi, Bastoni, Bonucci, Chiellini, Di Lorenzo, Emerson Palmieri, Florenzi, Spinazzola, Toloi. CENTROCAMPISTI: Barella, Cristante, Jorginho, Locatelli, Castrovilli, Pessina, Verratti. ATTACCANTI: Belotti, Berardi, Bernardeschi, Chiesa, Immobile, Insigne, Raspadori.

A questi va aggiunto il contributo dello staffa tecnico di cui ci piace ricordare Gianluca Vialli, Attilio Lombardo, Alberigo Evani, Daniele De Rossi e Grabriele Oriali che hanno trasmesso entusiasmo, oltre ai consigli che da ex campioni hanno saputo dare ai nostri Azzurri.