COVID E ATTACCHI DI PANICO. UN’ADOLESCENTE CANTA IL DISAGIO PERCHE’ LA MUSICA E’ VITA

DI ANNA RITA NOCITI

Come ogni mattina suona la sveglia, ma non c’è fretta.

Apri gli occhi ma sai che non uscirai di casa, sei reclusa da quasi un anno. La tua vita sociale è quasi azzerata, rarefatta e cerchi di leggere negli occhi delle persone che incontri, da dovuta distanza, lo stato d’animo. Prova ciò che provo io?

Un adolescente nella sua camera guarda l’orologio forse odiato tempo prima che scandiva i minuti per correre a scuola, ora neanche quello: basta alzarsi dal letto.

Ora basta accendere il computer, controlli il microfono e la videocamera, un’occhiata allo specchio e vedere che nonostante tutto, guardi se sei pettinata ma pensi: tanto non lo vedrò.

Inizia la DaD, la didattica a distanza, un volto nuovo del sapere.

Attendi il collegamento grazie ad internet. Tutto assurdo e strano: sei sola senza la complicità tra i banchi di scuola, senza il sorriso dei tuoi compagni, gli scherzi. Durante la lezione troppe volte ti distrai e ascoltare ciò che ti viene insegnato, è molto più faticoso. Ti demoralizzi, non sai cosa fare e in famiglia troppe volte non sei compresa.

La pandemia ha riversato e riversa tuttora gli effetti psicologici in ogni essere umano ma con effetti più gravi su adolescenti e ragazzi. Il passaggio dalle lezioni in presenza ha sconvolto la vita degli studenti e delle loro famiglie in modo significativo creando un malessere sia mentale che sociale. Una situazione insolita e preoccupante per lo sviluppo cognitivo dei nostri adolescenti e bambini, dimostrato da eccessiva disattenzione, irritabilità ed aggressività nei confronti dei propri familiari.

Nei primi dieci mesi di pandemia del 2020 sono aumentati di circa il 15% in più al 2019, i sintomi psicopatologici tra i giovani dai 16 ai 19 anni, e cioè attacchi di panico, picchi depressivi gravi, crisi psicotiche e fobie sociali. Gli esperti denunciano che la seconda ondata della pandemia è stata peggiore della prima.

Nel primo periodo gli adolescenti hanno dimostrato una maggiore disponibilità a vivere le norme restrittive, i ragazzi in molti casi hanno vissuto la chiusura della scuola come una vacanza anticipata e poi, in quel periodo anche i genitori erano a casa e quindi più presenti. Tutto ciò accolto come una maggiore protezione, il senso della famiglia unita.

Nella seconda fase di lockdown invece, la chiusura delle scuole e l’assenza dei genitori che, nella maggior parte dei casi avevano ripreso a lavorare o chiusi anch’essi in un’altra stanza presi dal lavoro in smartworking , gli adolescenti si sono sentiti molto più soli. Ancora di più è aumentata la propensione al totale isolamento dove l’unica realtà erano e sono i social.

Gli adolescenti ed i ragazzi  hanno l’impressione di “spegnersi” poco a poco (derealizzazione), non hanno più passioni, si sentono demotivati e non si sentono più sé stessi (depersonalizzazione). Non sono più protagonisti della scansione dei ritmi, delle abitudini e dei loro obblighi, della loro vita quotidiana, Il rispetto degli orari e le responsabilità dei loro giorni, tutto ciò facente parte del benessere personale, si connette inevitabilmente a momenti di “anarchia”.

La paura che ha generato e genera questa pandemia globale è comune e negarla significherebbe chiudere gli occhi davanti alla realtà dei fatti.

Nonostante gli incubi, i pensieri invalidanti, l’insonnia, l’ansia e gli attacchi di panico c’è la musica che può fare molto.

La musica è presente in ogni età dell’uomo e in ogni cultura, dall’epoca intrauterina alla vecchiaia. Accompagna l’essere umano nelle sue attività, lo aiuta a esprimere le sue emozioni.

Cosi è avvenuto per una dolcissima ragazza, una splendida adolescente di diciassette anni, partenopea. L’ho conosciuta per caso Angela, occhi grandi e scuri pieni di domande e assetata di risposte sicure. Un’adolescente che come i suoi coetanei si è trovata in questo limbo di paura e di incertezza. Mi parla dolcemente e mi racconta come è riuscita a farcela: ha scritto una canzone

“Attacchi di Panico”, bellissima.

Scoperta e prodotta dal Maestro e Direttore artistico Cristian Faro, noto nell’affrontare tematiche sociali importanti, Angela è stata una vera scoperta. E’ riuscita nella semplicità della sua giovinezza, a utilizzare la sua voce e la sua musica come strumento di comunicazione con i suoi coetanei che hanno provato sulla loro pelle, la grande paura del futuro.

Una giovane ragazza che rivela, attraverso le note musicali, la sua profondità e la sua persona. Una melodia dolcissima, che impalpabile ti accoglie, esprime il disagio ma nello stesso tempo incoraggia a vivere, a continuare a guardare avanti, a volersi bene.

Universale e più antica della parola, la musica può curare come già erano note le potenzialità a Platone ed Aristotele.

Pitagora dal canto suo, dava risalto al valore della musica evidenziando l’aspetto puramente matematico, definendola come una serie armonica di note, di frequenze, di accordi, tutti meticolosamente calcolati, in modo da dar vita ad una melodia complessiva ordinata ed emozionante.

La musica pervade la vita sociale in modo simile in tutto il mondo: ninne nanne, canzoni d’amore o d’incitamento alla guerra, hanno caratteristiche comuni in tutte le culture.

“Attacchi di Panico”, è una canzone che cerca e crea un contatto più profondo con gli altri: gli adolescenti e i ragazzi all’apparenza forti ma con la voglia di un abbraccio così come la giovane artista.

Come alcuni grandi cantanti dei giorni nostri (John Lennon o Michael Jackson) hanno costruito gran parte della loro carriera a difendere e dar voce a troppi valori altrimenti dimenticati: la pace, la fratellanza, la carità. I loro messaggi hanno rivoluzionato un’intera generazione e sono stati fondamentali nella crescita formativa di noi giovani. Così oggi, nel periodo pandemico la giovane scoperta partenopea rivela il disagio dell’anima e la voglia di reagire.

La musica diventa un esempio positivo e costruttivo di una gioventù pronta ad esprimere la loro profondità nobile e pura. Può servire per procurare la catarsi, la ricreazione, il sollievo, la vita.

Questo periodo così particolare e drammatico del Covid-19 ci ha scaraventato in un mondo privo di sentimenti, di sinfonia e le emozioni le possiamo ritrovare solo con la musica. E’ poesia ogni nota che porta a conoscere se stessi e a capire chi si è nel profondo.

La musica è un atto liberatorio contro l’isolamento sociale cui milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette per fronteggiare la diffusione del nuovo coronavirus. Voci e suoni si diffondono e si connettono, virtualmente, per condividere i sentimenti più intimi e profondi di un’esistenza stravolta all’improvviso e mai vissuta prima. Per avvicinarsi, consolarsi, ribellarsi, sperare, o anche solo per sopravvivere come nella canzone “ Mi prenderò cura di me”.