LA RIVOLUZIONE FEMMINILE FATTA SENZA URLA E CORTEI

DI ANGELA AMENDOLA

Non serve sbraitare e dare spettacolo nei vari cortei, per veder riconosciuti i propri diritti. Ciò che ha fatto questa piccola grande donna, senza offendere nessuno, nessuna femminista è riuscita a farlo. È bastata la sua forza d’animo, il suo sorriso a far cadere molti pregiudizi e tabù, negli anni in cui tutto si censurava.
Ha fatto capire alle donne che scegliere un partner senza essergli unita nel vincolo matrimoniale, in camera da letto non era scandaloso.

Con il suo brano “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”, ha cantato un inno al sesso e alla sessualità in modo gioioso, senza renderlo peccaminoso.

Oggi le canzoni parlano facilmente del piacere sessuale, ma Raffaella è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti. Tutto ciò è niente di sconvolgente, per chi è cresciuto negli anni Duemila, l’epoca dell’iper-sessualizzazione in tutte le salse. Ma era un fatto stranissimo, nella cattolicissima Italia degli anni Settanta, sotto l’occhio severo del Vaticano, l’accusa di offesa al pudore e la buoncostume erano dietro di lei pronte a colpire sempre.

E infatti l’esibizione in tv, fu duramente condannata dall’Osservatore Romano e censurata dalla Rai. Lei con l’ironia che la caratterizzavano anticipò i tempi cantando perfino la gioia del sesso, le sue canzoni erano cariche di una sensualità spontanea e senza malizia. Oppure gli amori nati in vacanza di Pedro, la voglia di ballare di Fiesta e Ballo. Invitava le donne a prendere l’iniziativa in “A Far L’Amore Comincia Tu” e a lasciarsi alle spalle gli amori finiti, con leggerezza.

Insomma era una donna nuova, che cantava di una generazione di donne nuove. Libere da stereotipi romantici, moderne ed emancipate, padrone della loro vita. Raffaella Carrà incarnava la rivoluzione, cantava l’emancipazione femminile con semplicità e leggerezza.

Ora a poche ore di distanza dalla sua morte, vediamo in tv quel caschetto inventato proprio per lei, e quell’ombelico libero, così in bella mostra. Ma immaginiamo cosa succedeva nelle case degli italiani negli anni 60. Cosa dicevano le nostre nonne davanti quel pancino scoperto? Alcune si scandalizzavano e si facevano il segno della croce, ma molte sorridevano.

Mentre nelle strade e nelle fabbriche c’era la la rivoluzione, la contestazione e le donne faticavano a far valere i propri diritti, lei incarnava una nuova femminilità senza slogan e cortei. Era davvero libera, il corpo era suo e ne godeva con il suo uomo senza essere sposata. Infatti a quel tempo il suo compagno era Gianni Boncompagni, lei è stata da esempio per milioni di donne nate o cresciute in quel periodo.

Oggi che le lotte femministe sono unite a quelle di gay, lesbiche, trans, non possiamo non riconoscerle che sia stata esempio e un’icona di liberalismo.