L’AMORE IMPOSTO

DI CLAUDIA SABA

Greta ha 5 anni.

“Disegna la tua mamma”, le dicono.

I sevizi sociali devono stabilire a chi affidarla.

E Greta disegna.
Iris, sua mamma.
La nuova compagna del padre, Michela, non gradisce quel disegno.
E così Luigi, suo padre, convince con una scusa Greta a disegnare anche Michela, dirigente dei servizi sociali,
che fa sostituire il disegno di Iris con il suo.

Il giudice, legge.
“La bambina non riconosce nella madre il suo ruolo genitoriale che invece percepisce nella nuova compagna del padre”.
Parole chiare che convincono il giudice ad affidare la bambina a Luigi e Michela.
Il tempo passa senza che Greta riesca più a vedere Iris.
Chiede spesso perché lei non possa stare con la mamma.
Ma la risposta è sempre la stessa, lapidaria.
“Lei ti ha abbandonato, non ti vuole bene e noi ci prendiamo cura di te”.
Greta non si dà pace.
Aspetta, si fa tante domande.
Ma le risposte non arrivano.
Si arrende, cresce con quella “mamma” imposta e smette di chiedere.
Vede Iris ogni tanto, quando Michela e suo padre decidono di concederle qualche momento con lei.
Greta vive, sopravvive, fa scelte sbagliate.
Tenta il suicidio.
Iris la trova riversa in terra una sera e corre con lei in ospedale.
È solo un caso oppure destino?
Greta inizia un percorso di terapia psicologica e ricorda …“quella sera”, il disegno, l’inganno.
Il tradimento della sua famiglia.
Greta oggi ha 30 anni.
Vede più spesso sua madre.
Trova il coraggio di raccontarle quell’episodio avvenuto anni prima con suo padre.
Forse cerca un perdono, proprio come sua madre.
Si abbracciano.
Provano a ricostruire il tempo perso.
Insieme ce la faranno.