ADDIO A BURGNICH, MITICO TERZINO DELLA GRANDE INTER E DELLA NAZIONALE

DI VINCENZO G. PALIOTTI

Ecco una notizia che non vorresti ma leggere: Tarcisio Burgnich, detto la roccia, ci ha lasciati oggi raggiungendo l’amico Giacinto Facchetti con il quale formò una coppia straordinaria nell’Inter di Herrera. Nonostante quella squadra fosse formata da tanti campioni nella memoria dei più è rimasto il trio: Sarti, Burgnich, Facchetti, ora sono di nuovo insieme, Giacinto Facchetti è deceduto nel 2006 e Giuliano Sarti nel 2017.

Classe 1939, nato il 25 Aprile a Ruda (UD), friulano doc, Tarcisio era l’emblema del difensore insuperabile, mitici i duelli con il suo compagno di Nazionale Gigi Riva “rombo di tuono”. Roccioso ma leale, lui diceva: “si può essere duri, decisi ma non bisogna mai far male”, anche per questo era un grande.

Burgnich esordì in serie A nel 1958 con la maglia dell’Udinese. Passò poi alla Juve dove restò giusto il tempo per vincere due titoli. Ceduto al Palermo Burgnich fuvoluto e portato all’Inter da Italo Allodi che stava costruendo, assieme al “mago” Herrera, quella squadra che ancora oggi è ricordata come: “la grande Inter”. In maglia nerazzurra si affermò definitivamente diventando difensore di fama mondiale. All’Inter restò dodici stagioni, dal 1962 al 1974 con 358 presenze e 5 gol vincendo tre scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali.

All’età di 35 anni qualcuno pensò che Tarcisio si ritirasse e invece, voluto fortemente da Vinicio nel suo Napoli, sfiorò il tricolore vincendo poi una Coppa Italia. In quelle due stagioni in maglia azzurra Burgnich smentì chi lo aveva considerato finito ma ancora di più stupì cambiando il suo modo di giocare. Nel Napoli infatti Vinicio gli affidò la regia della difesa ma anche il compito di rilanciare l’azione, funzione che abbiamo rivisto anni dopo con Albiol nel Napoli di Sarri. Burgnich si rivelò molto importante e decisivo in quel Napoli, un Napoli che Vinicio schierò a zona, il primo a farlo, ispirandosi all’Olanda di Cruyff, una novità per il nostro calcio.

In Nazionale fu un pilastro insostituibile, 66 presenze e due gol. Con la maglia azzurra vinse l’Europeo del 1968 e fu Vice-Campione del Mondo nel 1970 in Messico dietro al mitico Brasile di Pelè. In quel Mondiale Burgnich segnò un gol in quella che fu definita “la gara del secolo”, Italia – Germania Ovest, Finita 4 a 3 per i nostri colori. Nel corso degli anni Burgnich da terzino si trasformò in libero e Tarcisio si distinse anche in quel ruolo grazie alla sua esperienza ed intelligenza di gioco. L’ultima sua gara in azzurro: Italia Polonia, ai Mondiali di Germania nel 1974, Italia Polonia, gara che non terminò per un infortunio al ginocchio.

Taciturno, educato, mai parole fuori posto, ma concreto, Burgnich, al pari di Facchetti, divenne un simbolo del nostro calcio e della Nazionale, uno di quei giocatori che non appartiene solo alla maglia che veste ma al calcio tutto. Fu ammirato e stimato fuori e dentro il campo, conquistando la stima anche degli avversari che ne hanno sempre riconosciuto la correttezza e la lealtà anche negli scontri di gioco.

Lascia a noi che abbiamo avuto la fortuna di vederlo all’opera, tanti bei ricordi e quindi tanta riconoscenza.

Addio campione, che la terra ti sia lieve.

Burgnich realizza il gol del pari 2 a 2 nella mitica gara Italia Germania Ovest in Messico ’70