SACCO E VANZETTI, LA GIUSTIZIA TRADITA

 

DI LEONARDO CECCHI

Venivano condannati oggi Sacco e Vanzetti, calzolaio e pescivendolo, due italiani ingiustamente accusati dalla giustizia americana di duplice omicidio. Li condannarono alla sedia elettrica anche quando uno degli uomini responsabili di quegli omicidi confessò il crimine. Non gliene fregava niente. Erano italiani, erano immigrati, erano “sovversivi” e a loro serviva giustiziare qualcuno. Toccò agli ultimi, come sempre avviene.

L’ingiustizia di quella condanna verso due uomini che non avevano mai torto un capello a nessuno fu così evidente da smuovere l’opinione pubblica italiana tutta, e quindi portare persino il governo italiano, all’epoca fascista, a muoversi – sia pur tiepidamente – per provare ad evitargli la morte, nonostante i due fossero anarchici. Ma non servì a nulla.

Morirono pochi mesi dopo la condanna, tutti e due uccisi dalla sedia elettrica.

Le ceneri, almeno quelle, riuscirono a riportarle in Italia, in Piemonte e in Puglia, le loro terre d’origine.

Alla loro storia, alle loro vite, il ricordo più sentito.