ELODIE REGINA DEL FESTIVAL

DI CLAUDIA SABA

Tra i “versi” di Fiorello sull’omosessualità, e la spocchiosita’ di certe gag da festicciole di paese, sul palco di Sanremo è lei, Elodie, a sfoggiare la vera dignità con eleganza.
A raccontare la vita reale.
A rappresentare il momento umano più alto di tutta la serata.
L’apertura di Fiorello è infelice.
Parole che alludono, caricature di genere con battute e faccine ridicolizzanti sulla sessualità tra uomini.
Nella “lambada” con Amadeus, Fiorello racconta il peggio di una virilità maschile che per sentirsi tale ha bisogno di strafare ad ogni costo.
Non pronuncia mai la parola in questione, si percepisce appena in quelle “mossette” tra maschi etero che dovrebbero “far ridere”.
Ma c’è grande differenza tra far ridere e ridere di qualcuno.
La battuta, quando intelligente, va bene ma prendere“di mira” una categoria per banalizzare certi “vizi” no, non va bene per niente.
Non sul palco dell’Ariston.
Ridere è un conto.
Deridere è tutt’altra cosa.
La “comicità” di Fiorello produce una risata amara.
Che brutto spettacolo quello di uomini che tentano con la “pochezza” di esorcizzare paure primordiali.
E che tristezza pensare che Fiorello abbia tenuto in piedi un’intera serata di Sanremo con il termine “culo”, pronunciato all’infinito.

“Se nasci in certi contesti, devi lavorare più degli altri per ottenere quello che ti spetterebbe di diritto” ha detto Elodie prima di esibirsi
accanto all’uomo che ha creduto in lei quando nemmeno lei ci credeva più.
Forse Fiorello dovrebbe prendere esempio.
Da una donna che ha sempre preso posizione per difendere un diritto.
Senza mai deridere nessuno.