LACRIME DI MARZO

DI ANTONELLA PAVASILI

Le lacrime quando cadono sul vetro diventano enormi.
Pozze trasparenti di dolore, di umiliazione, di disperazione.
Si allargano lentamente, rotonde, pulite e restano lì a lungo.
Dispiace quasi asciugarle, toglierle sembra un altro affronto a quel dolore che contengono.

Oggi le ho viste, sul vetro della mia scrivania.
Lei parlava e io le guardavo, ipnotizzata da quelle forme.
“Mi guarda con odio, mi urla che valgo nulla, che devo sparire, che devo morire.
No, non mi tocca, non mi picchia, ma forse sarebbe meglio.
Quegli occhi pieni d’odio mi squassano l’anima, la vergogna mi soffoca, la paura mi paralizza.
I bambini di lá, in cameretta, alzano sempre di più il volume della tv e poi, quando capiscono che lui è uscito, mi abbracciano muti.
Mi guardano con tenerezza e pena.
Ecco, quella pena, quel fondo di commiserazione nei loro occhi è peggio di tutto il resto.
Poi mi baciano e, per un attimo, torno a respirare…”

Sulla scrivania piovono altre sfere di dolore, si allargano e poi si fermano.
La storia è uguale a tante altre.
Si chiama violenza, si chiama vigliaccheria.
Perché lui, di certo, non parlerebbe a nessuno come parla a lei.
Perché lui ha bisogno di lei per sentirsi forte, solo per questo.

Dalla scrivania prendo dei fazzoletti, distruggo quelle lacrime con rabbia, con disperazione.
“Parliamone meglio…”
E parliamo.
Va via curva sul suo dolore, appena alleviato da quelle lacrime.

Sullo schermo del pc le immagini del giuramento dei sottosegretari e le solite stronzate.
“Sono x donne e y uomini…”
Ma che conquista!
Ci sono x donne che giurano…e intanto x elevato ad n piange lacrime rotonde sul vetro di inutili scrivanie.

Il primo giorno di marzo.
Lacrime di marzo…