ANGELO D’ARRIGO, L’UOMO CHE VOLAVA CON LE AQUILE

DI ANTONIO AGOSTA

Il volo era la sua passione, facendone una carriera professionale. “In me, tutto tende all’aria. Finché i miei piedi toccano terra fremo dal desiderio di librarmi. E’ come una febbre. Perché volare è uno sguardo alternativo sulla realtà che schiude la fantasia”. Dalle aquile delle Alpi ai rapaci dell’Himalaya e dagli avvoltoi dell’America Latina a quelli Australiani, Angelo sorvolava mari, catene montuose, deserti e vulcani insieme ai volatili. Angelo ha lasciato un patrimonio che appartiene a tutti e che è ancora unico e avveniristico come concezione. Ci manca la sua visione sognante e la sua sfida continua che lui stesso spiegava così. Si sentiva vivo immerso negli spazi sconfinati, come lo sguardo di un gabbiano sulle falesie della Normandia. Il deltaplanista recordman di traversate internazionali, nasce a Catania il 3 aprile del 1961, purtroppo finisce la sua carriera a Comiso, precipitando con un velivolo durante una dimostrazione. Persone presenti sul posto, hanno raccontato agli investigatori di avere visto il velivolo virare subito dopo il decollo, e poi precipitare di punta da un’altezza di circa 200 metri. Inutili i soccorsi, che sono stati immediatamente prestati. Angelo voleva metttersi in gioco accarezzando l’idea di adattarsi al volo dei volatili, con una una grandissima preparazione fisica e un eccellente supporto scientifico e tecnologico.