RENZI D’ARABIA, FREGATO DA UNA LEGGE CHE STOPPA LA VENDITA DI ARMI DA GUERRA

DI RAFFAELE VESCERA

Va e viene dall’Arabia saudita e dagli Emirati arabi, dove gli versano lauti importi per qualche minuto di conferenza a sparar bischerate, gli pagano jet privati per farlo rientrare in Italia all’occorrenza, è pur sempre un ex premier del Paese dei balocchi. Anzi delle armi da guerra, missili e bombe elargiti in quantità spaventose ai paesi autoritari e antidemocratici come i quelli del Golfo che li usano per massacrare altri popoli, come fanno i sauditi nel povero Yemen, dove giornalmente le armi italiane, fornite dallo Stesso Renzi quand’era capo del governo, sono usate per spargere sangue e terrore.
Lui, il Renzino d’Arabia, sorride e parla d’affari per l’economia italiana, quella di guerre criminali, come se niente fudesse. E sorride ancor di più nel dichiarare un milione di Euro di reddito annuo, frutto delle sue “conferenze”, accompagnate da conferimenti di armi ai paesi bastardi.

Ma ieri arriva lo stop del governo che ha revocato l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati di 12.700 ordigni da guerra sui 20mila autorizzati durante mandato Renzi. Un bel colpo, tanto da farci sospettare che, questa tra le altre, quali le mani sul Recovery Fund e la legge sulla prescrizione, sia stata una ragione urgente per Italia Viva di far cadere il governo, nel tentativo di impedire lo stop alla vendita di armi a tali impresentabili Paesi, che cotanta riconoscenza gli mostrano.

L’eurodeputato ex M5s, Ignazio Corrao, ha così risposto su Twitter a Renzi che ha detto di vedere in Riyad “le condizioni di un neo-rinascimento“ (sic!): “Renzi in piena pandemia fa cadere il governo del suo Paese e vola in Arabia Saudita per una conferenza (pagato 80mila dollari all’anno) in cui dice che il Paese campione di violazioni di diritti umani è il luogo del nuovo rinascimento. Daje Matt, riesci a farci vergognare sempre!”

Mentre il deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della commissione Esteri alla Camera, Pino Cabras, ha annunciato di aver “presentato un’interrogazione al Governo per sapere come sia possibile che il leader di un partito che fino a pochi giorni fa esprimeva ministri e sottosegretari possa al contempo ricevere compensi da uno Stato straniero.” Non si configurano reati giudiziari ma quelli morali ci sono, eccome.

Tanto che persino l’incommentabile Calenda, ex ministro che, difendendo la fabbrica della morte a Taranto, ha lasciato tristissimi ricordi, ha dichiarato: “Ritengo inaccettabile che un senatore della Repubblica pagato dai cittadini vada in giro per il mondo a fare il testimonial di regimi autocratici dietro pagamento di lauti compensi. Prendere soldi da governi di Paesi stranieri mentre eserciti ancora un’attività politica è inaccettabile. E sono per primi i liberali a doverlo dire con nettezza. Si tratta di una cosa semplicemente immorale e pericolosa.”

Questo è l’uomo Renzi che ha fatto cadere il governo in piena guerra al virus, ma lui preferisce far le guerre ai poveri, come se non bastassero i rumors sul padre Tiziano, sull’amico Lotti, sulla Boschi, e il resto del cosiddetto “giglio magico”.