QUANDO SANREMO ERA SANREMO

di FRANCESCO TRONCARELLI

«Signori e signore, benvenuti al Casinò di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla RAI, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini. Premieremo, tra duecentoquaranta composizioni inviate da altrettanti autori italiani, la più bella canzone dell’anno».

Sono le 22 di lunedì 29 gennaio 1951, e la radio diffonde la voce familiare di Nunzio Filogamo, il raffinato Aramis de “I quattro moschettieri” della fortunata trasmissione che aveva paralizzato l’Italia prima della guerra.

E’ lui, presentatore della serata, che annuncia l’inizio della prima edizione del Festival della canzone italiana, ospitata nel lussuoso Salone delle feste del Casinò della Città dei fiori.

L’atmosfera è ben lontana da quella che accompagnerà la kermesse nei decenni successivi. In sala c’è molto brusio e i presenti, che hanno pagato 500 lire per sedersi ai tavolini, sono più interessati a consumare che ad ascoltare i cantanti. In sottofondo i radioascoltatori distinguono infatti un chiaro rumore di stoviglie.

La formula è ridotta. Le serate sono tre e alla finale vengono ammesse 10 canzoni votate dal pubblico in sala tra le 20 presentate nelle prime due serate. Ad interpretarle sono solo tre artisti, Nilla Pizzi, la regina della canzone italiana, Achille Togliani, primo amore di una giovanissima Sophia Loren e il Duo Fasano. Vince questa prima edizione “Grazie dei fiori”, cantata dalla Pizzi.

Quel primo Festival non ebbe un grande riscontro sulla stampa, i giornalisti accreditati furano appena sei. In compenso, la diretta radiofonica regalò grande popolarità alle canzoni in gara. “Grazie dei fiori” era stata scritta da Gian Carlo Testoni e Mario Panzeri, mentre autore della musica era Saverio Seracini.

I tre, senza un editore alle spalle, erano i proprietari della canzone. Forse anche l’indie nasceva 70 anni fa. Seracini, che pochi mesi prima del Festival era diventato completamente cieco, non fu in grado di partecipare alla premiazione.

Agli autori in ogni caso, quel brano rese bene. Grazie alla diretta radio, i dischi di quel primo festival che erano ancora a 78 giri, furono molto richiesti. “Grazie dei fiori” si attestò sulle 40mila copie, oggi sarebbero tre dischi d’oro.

Nilla Pizzi già conosciuta ma che da quel momento diventerà una delle artiste più famose del Bel paese, più tardi in una intervista raccontò di aver ricevuto per i tre giorni di Festival 30mila lire dalla Rai a titolo di straordinario, più vitto e albergo pagati.

Le canzoni divennero subito popolari e già dall’anno seguente l’attenzione nei confronti del Festival aumentò. Certo nessuno, 70 anni fa, praticamente un’era geologica fa quando ancora i panni si lavavano a mano, molte famiglie non avevano un bagno in casa,cla televsione era in fase di studio e a guidare le danze della politica c’erano giganti come De Gaperi e Togliati, nessuno avrebbe pensato che Sanremo avrebbe così inciso sul costume del paese.

Da quel 29 gennaio la manifestazione, pur con alti e bassi fisiologici, non si sarebbe più fermata. Fino ad arrivare ai giorni nostri, sulla cresta dell’onda della popolarità come non mai e con i relativi problemi organizzativi da protocolli Covid che la stanno assillando.

Da quel “Miei cari amici vicini e lontani” del 51 che avrebbe reso leggendario anche il presentatore Nunzio Filogamo a “se non ci sarà il pubblico me ne vado” di Amadeus dell’edizione 2021 il passo non è stato breve. Ma tant’è, a ciascuno il suo come disse il poeta. Perchè Sanremo è Sanremo.