OSSERVATORIO CONTI PUBBLICI ITALIANI: IL COVID PESA COME PIOMBO SUL DEFICIT

DI VIRGINIA MURRU

 

E’ la semplice conclusione sullo stato dei fatti: il Covid-19 nel 2020 ha gravato sui conti pubblici con la forza di una slavina che tutto travolge davanti a sé. Lo mette in rilievo l’Ufficio Studi dell’Osservatorio CPI (Conti Pubblici Italiani, che fa parte dell’Università Cattolica  Sacro Cuore).

Se si considerasse tutto lo sconquasso causato da questo microrganismo micidiale, gli eufemismi comunque non potrebbero definirne la portata, dato che in un anno ha attraversato in lungo e in largo il pianeta come un ciclone, portando ovunque morte e devastazione.

Secondo le analisi concernenti la Finanza pubblica del Paese, il livello di deficit nel 2020 ha raggiunto livelli molto più elevati di quelli osservati tra gli anni ’70 e ’80, e in termini di comparazione si può semmai associare all’impatto che ebbe nel corso delle due guerre mondiali.

In effetti il rimando alla concezione di ‘conflitto’ o ‘guerra’ è naturale, tale e tanta è la crisi e i danni che il virus ha prodotto. In sordina si direbbe, perché questa non è una guerra di ordigni e armi convenzionali, ma comunque è un pianeta costretto a stare in trincea, a lottare contro il subdolo e silenzioso ‘nemico’, sempre in agguato.

Si rischia la retorica rimarcando che il danno più serio è sul versante umano, con gli oltre due milioni di vittime, ma resta tuttavia la vera tragedia per l’Umanità.

Sul piano economico i danni al momento non sono quantificabili, è in ogni caso una battaglia quotidiana che imperversa in tutti i paesi, i cui governi sono fortemente impegnati ad arginare l’impatto causato dalle misure esatte dall’emergenza sanitaria. Nel 2020, anno di riferimento, il Pil, secondo gli studi dell’Osservatorio, ha raggiunto elevati livelli, e il deficit dovrebbe attestarsi sui 180 miliardi, ovvero il 10,8% del Pil.

Nell’anno in corso c’è da tenere presente le rilevanti risorse messe a disposizione dal Governo con i vari Dpcm, destinati al sostegno costante tramite ristori a beneficio di famiglie e imprese, che hanno determinato il recente scostamento di bilancio (approvato all’unanimità in Parlamento). Tale scostamento, ipotizzando che sia l’ultimo, secondo le dichiarazione dell’esecutivo, porterebbe il deficit a 155 mld, ossia pari all’8,8%. del Pil.

La seguente è la tabella di elaborazioni dell’Osservatorio CPI, su dati pubblicati da Bankitalia e con riferimento a quelli del Nadef (Nota di aggiornamento al Def):

Secondo le osservazioni dell’OPC, per trovare dati storici simili sul deficit bisogna andare a ritroso fino agli anni ’80, e tuttavia gli analisti precisano che allora c’era un’inflazione piuttosto elevata, con la conseguente ‘dilatazione’ del deficit, dunque oltre ciò che rappresentasse in termini reali.

E pertanto, sottolinea l’Osservatorio, è necessario assumere il concetto che il deficit “convenzionalmente non tiene conto della cosiddetta ‘inflation tax’, avvero l’erosione causata dall’inflazione sul valore del capitale investito in titoli di stato in circolazione. Questa tassa da inflazione rappresenta tuttavia un freno per la crescita del rapporto tra debito pubblico e Pil, e dovrebbe quindi essere considerata all’interno di una definizione ‘economica’ di deficit.”

Questa è la definizione considerata dal ‘deficit operativo’, ossia quello corretto per effetti dovuti dall’erosione del capitale investito in titoli di Stato, causa inflazione.

A questo riguardo spiega l’Osservatorio: “Il ‘deficit operativo’ viene calcolato aggiungendo a quello non corretto il prodotto tra il tasso d’inflazione dell’anno in corso e lo stock di debito denominato in valuta domestica alla fine del periodo precedente.”

Attualmente l’inflazione è bassa (-0,2% su base annua 2020), lontana, per esempio, tal target fissato dalla Bce (2%), il deficit operativo è pertanto quasi uguale a quello definito in modo convenzionale.

Per il 2020, il deficit non corretto per l’inflazione, come sopra è stato riportato, si stima al 10,8% del Pil, invece quello operativo, tenendo conto dell’inflazione, sarebbe del 9,2%. Per l’anno in corso il deficit operativo – non corretto dell’8,8% del Pil – avrebbe un valore del 7,6%.

L’Osservatorio fa notare che per trovare correlazioni con il deficit del 2020 si dovrebbe tornare agli anni ’40, ossia al periodo del secondo conflitto mondiale (1940 era all’8,7% del Pil).

In conclusione, analizzando la situazione dei conti pubblici nel 2020, non si può fare a meno di affermare che si tratta di un autentico shock. Per rendere più chiaro il concetto si riporta il grafico pubblicato nel sito  dall’OCPI :

.Figura 2: Serie storica dell’”operational deficit” in percentuale di Pil.