BLUE MONDAY, IL GIORNO PIÙ TRISTE DELL’ANNO…DEV’ESSERE VERO…

DI ANTONELLA PAVASILI

Lo leggo da stamattina, ovunque.
Oggi è il terzo lunedì di gennaio e, secondo l’equazione di uno pseudo scienziato americano, sarebbe il giorno più triste dell’anno.
Non ricordo il nome di questo scienziato e non ricordo nemmeno come sia stato il terzo lunedì di gennaio degli anni scorsi.
Quest’anno però è davvero tristissimo.

Ho visto amici commercianti camminare smarriti per strada, soffermarsi un attimo davanti ai loro negozi chiusi e andare avanti con le lacrime agli occhi.
Ho visto bar desolatamente vuoti, ma inutilmente aperti per “l’asporto”.
Ho visto gestori di palestre aprire un attimo per cambiare l’aria dentro i locali e chiudere subito con la testa china e le spalle curve.
Ho ricevuto la telefonata della mia estetista che mi diceva che l’appuntamento di questa settimana è disdetto perché non può lavorare. La sua voce era incrinata e si è persino scusata.

E poi ho letto proclami da stadio di individui talmente appassionati dalla crisi politica in corso, talmente partigiani e faziosi da avere la pretesa di far credere a questa gente che non viviamo mica in Italia, ma in Arcadia,
Che tutto è bello, bellissimo, che ci sono i ristori, e la cassa integrazione e le dilazioni nelle tasse.

E poi ho letto scritti di gentucola che trova una ragione d’esistere solo se vomita odio e cattiverie aberranti sui social.
E piace solo a se stessa, mentre si osserva e si rimira nello specchio deformante della sua misera piccineria.

E poi ho parlato al telefono con decine di persone.
Esseri umani spaventati, incerti, smarriti nei dedali di provvedimenti inspiegabili e incomprensibili.
E ho dato dei fazzolettini di carta ad una mamma picchiata dal marito, con tre figli e senza mezzi, che in casa sua è prigioniera.
Ed ho cercato di aiutare una signora in chemioterapia che non sa come andare a far la terapia perché il parente che l’accompagnava è positivo.
Ed ho parlato al telefono con una mamma che ha da poco ricevuto l’esito del tampone dei suoi figli e le si è aperta una voragine sotto i piedi.

E sì, è davvero triste questo lunedì.
Ancora di più quando capisco che adesso il problema è l’europeismo.
Che sta tutta lì la chiave, la soluzione.
E allora vorrei gridare e chiedervelo urlando.
“Ma non ci potevate pensare prima?”
E magari raccattare i numeri che vi servivano e far qualcosa di SERIO per tutta questa gente che soffre?

NON POTEVATE PENSARCI PRIMA?
Mi rispondo da sola.
No, non potevate.
Perché questa è solo l’ultima fantasia.
Mentre la nave affonda e non c’è nessuno che grida

“TORNI A BORDO C….!”

Perché il capitano ha solo cambiato nave.
Di nuovo.