ORGOGLIO E PUNTIGLIO, PROTAGONISTI DI UN’ASSURDA CRISI POLITICA

DI VIRGINIA MURRU

 

E forse non si tratta solo di ostinazione e sfida ad oltranza, magari l’ex premier Matteo Renzi aveva qualche sasso nella scarpa, forse anzi un’intera montagna. ‘Che, npò esse? Po’ esse sì’ (tanto per citare la famosa battuta di Gianni Cavina).

Se si andasse a ritroso in tempi non tanto lontani, al dicembre 2016 tanto per essere chiari, la smania di creare sconquasso nella maggioranza avrebbe ragioni che si legano proprio a quella vicenda politica, quando Renzi, dopo la sconfitta al referendum, divenne un tiro al bersaglio fin troppo facile.

Il periodo che seguì alle sue dimissioni da Presidente del Consiglio fu certamente uno dei più difficili della sua carriera politica, si sentì abbandonato dal suo stesso schieramento politico, ed è proprio all’inizio del 2017 che maturò quella crisi di appartenenza al Partito Democratico.

Gli era mancata in certo qual modo la terra sotto i piedi.

Mai era stato così isolato, in un momento in cui le circostanze lo avevano portato a remare contro corrente, tra dissidi interni, fratture, e infine la conseguente decisione di ‘farsi da parte’, di remare da solo nelle acque agitate di una sinistra che perdeva consensi ad ogni prova elettorale, fino a deragliare pericolosamente in una deriva dalla quale non è stato facile rialzarsi.

Queste possono essere le radici di una crisi fatta esplodere alla luce del sole, davanti ad una platea politica attonita, ché il Mes non può essere la logica di queste dinamiche poco chiare: non hanno uno spicciolo di razionalità e coerenza. In uno dei momenti più bui per la Nazione, Renzi non avrebbe agito con una simile risolutezza che va oltre ogni buon senso, nonostante le pregiudiziali che accompagnano ogni opinione su questo personaggio.

Certamente ci sono poi gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che proprio durante il referendum e dopo, lo hanno disintegrato non solo sul piano politico ma anche personale, contribuendo a spingerlo più in fondo possibile, in un periodo nero per il leader di Italia Viva. Si sono sempre detestati a vicenda Renzi e il Movimento, e la polemica nei suoi confronti è andata avanti per anni, a volte in modo deliberatamente cinico.

Non si può credere in ogni caso alle ragioni addotte da Iv, che sono la pura espressione del volere di questo esuberante condottiero politico, tutt’altro che propenso all’arresa. Insomma, il Mes, che peraltro non c’entrava nulla in questo momento così critico – dato che al tavolo di governo si discuteva di Recovery – e il resto della coalizione ha fatto di tutto per venire incontro alle richieste delle due ministre di Iv, accettando ogni compromesso. E dunque dov’è il detonatore che ha fatto deflagrare l’ordigno?

Di certo c’è che ora il casino è al completo, e l’esecutivo è stato messo davanti ad un’erta pericolosa, ovvero condizione di estrema precarietà, che avrà peraltro la sua cassa di risonanza a Bruxelles. La crisi italiana è stata infatti seguita con estrema apprensione dai leader europei.

Per risollevare il Belpaese l’Ue ha fatto l’impossibile, il premier, ad aprile 2020, era pronto a giocarsi la permanenza dell’Italia nel consesso dei 27, qualora non gli avessero concesso un consistente sostegno finanziario.

E ora? Ora il rischio di nuove elezioni porterebbe definitivamente a fondo il Paese, lo ha ribadito più di una volta il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: ‘andare a nuove elezioni, significa mettere a rischio le misure programmate del Recovery Fund. Insomma una brutta storia, che ha il vago sapore di una rivalsa.

E comunque stiano le cose, per l’ennesima volta gli italiani sono stati umiliati, sul piano internazionale il Paese diventa inaffidabile anche politicamente, oltre che instabile su quello economico.

Una semplice conferma: abbiamo sempre avuto una classe politica che non sa stare stabilmente nei palazzi del potere per un’intera legislatura, perché pianta le tende nelle sabbie mobili delle polemiche sterili, delle inconsistenze che finiscono in fratture e danneggiano l’immagine di un Paese che meriterebbe ben altro.