BRUTTE PAROLE E BRUTTI FATTI

DI ALBERTO BENZONI

LA SAI L’ULTIMA?

Due nuove versioni della “vittoria rubata”; e, a sostegno del nostro prestigio internazionale, tutte e due puntano il dito contro l’Italia.

Nella prima, il colpevole è Renzi, in combutta con Obama e i nostri servizi deviati. Siamo nel 2016, negli ultimi mesi della sua presidenza. E il nostro Matteo si presenta alla Sala ovale con un’offerta allettante: dispone (i servizi deviati? la criminalità organizzata? Soros?) di un non meglio precisato dispositivo che consente di truccare all’ingrosso qualsiasi risultato elettorale e lo offre su un piatto d’argento al suo interlocutore.

Domanda: ma perché non utilizzarlo da subito nella campagna elettorale del 2016? Due risposte: perché, a Obama, Hillary stava sui cosiddetti; oppure perché Obama pensava che Hillary avrebbe vinto comunque. E fin qui ci siamo.

Seconda domanda. Perché, se Renzi aveva a disposizione, unico nel mondo, l’arma atomica, perché non l’ha sperimentata in Italia, quando ne aveva urgente bisogno? Una sola risposta; perché Obama lo aveva espressamente richiesto. E qui siamo al limite tra realtà e realtà romanzesca.

Terza domanda. Possibile che il nostro paese, che tutti e ciascuno (noi italiani compresi) ritengono un paese di incapaci, sia l’unico al mondo a disporre di un’arma politica, insieme assoluta e invisibile?

E qui dobbiamo fermarci: perché questa roba non riesce nemmeno ad essere verosimile. A consolarci, il fatto che a crederci siano in tanti; ma non in tantissimi.

E questo vale anche per la nostra seconda versione. Dove il colpevole è Mattarella, al soldo dei servizi segreti inglesi. E con l’aggravante che qui non c’è nemmeno l’invenzione di un mandante.

I FATTI DEL 6 NOVEMBRE NEL VANGELO DELLA DESTRA REPUBBLICANA

Biden, una persona che pesa le sue parole e che vuole riconciliare l’America con se stessa, ha definito i fatti del 6 novembre in termini di attentato, per giunta terroristico alla democrazia favorito da un complotto dei responsabili della sicurezza nazionale. Un giudizio condiviso dalla maggioranza degli americani, oltre che dai governi e dai popoli europei.

Ma c’è anche la versione elaborata da Sarah Palin repubblicana dell’Alaska e imposta dalla destra del partito al povero Mc Cain (O Mac? N.d.A) come vice presidente nelle elezioni del 2008. Una versione condivisa, bene saperlo, dalla maggioranza dell’elettorato repubblicana (ma, attenzione, respinta con sdegno dai protagonisti della vicenda).

In questa versione, l’invasione del Congresso è stata insieme, un manifestazione popolare con la sua simpatica tonalità folcloristica e un complotto; ordito, quest’ultimo da Biden, multinazionali, Soros e affini e posto in essere dai loro manutengoli (manganellati e uccisi pacifici dimostranti; via libera ai violenti, rappresentati, guarda caso, da quelli di Black Lives Matter e dagli Antifa, noti nemici dell’America).

Si potrebbe obbiettare che, tra gli invasori, gruppi neri non si sono proprio visti. “Ma è perchè portavano la maschera”. Si potrebbe osservare che non risultano pacifici campeggiatori assaliti selvaggiamente dalla “polizia del regime” ma piuttosto l’inverso. “Ma è perché non lo dicono i giornali”. Si dovrebbe ricordare che l’attacco al parlamento è venuto dopo l’invito incendiario di Trump e che, all’interno del Congresso, fatti di sangue non si sono verificati perché il Nostro non aveva in mente un colpo di stato quanto una imprecisata lezione ai “traditori” e questi erano stati posti in salvo e in un luogo sicuri. “Ma non ci facciamo ingannare dai tuoi ragionamenti complicati”.

Per nostra fortuna a ribellarsi violentemente contro la Palin e i suoi sostenitori americani (e italiani) sono stati gli stessi protagonisti della vicenda. Essere denunciati dai democratici, ci sta. Essere scambiati per i loro nemici mortali è francamente troppo…

CHE FARE, ALLORA?

Tutti i democratici e oltre il 60% degli americani, sono indignati per ciò che è avvenuto e preoccupati per quello che Trump potrà ancora fare o dire nella settimana che precede l’insediamento di Biden.

La loro proposta è dunque quella di neutralizzarlo attraverso l’”impeachment” (rimozione per colpa) o l’utilizzo dell’art.25 (rimozione per incapacità). Ma si tratta di un risultato raggiungibile solo in tempi medi; e che comporterebbe, comunque, nell’immediato, un ricompattamento dei repubblicani intorno al loro eroe. E la loro radicalizzazione. Con il relativo boicottaggio delle proposte del governo.

Altrettanto insensata politicamente quanto più negativa eticamente la proposta veicolata dai trumpini nostrani. Una specie di “chi ha avuto ha avuto” in cui The Donald potrà decidere di fare il bravo, ma solo quando cesserà la persecuzione nei suoi confronti. Il tutto, citando a sostegno l’amnistia di Togliatti; dimenticandosi di aggiungere che quella amnistia voleva chiudere una partita in cui c’era stato uno scontro senza quartiere tra fronti opposti con la vittoria totale – ed eticamente come politicamente giusta – di uno dei due.

In questa prospettiva il compito del vincitore è, puramente e semplicemente, quello di riunificare gli americani intorno al suo programma. Niente di più e niente di meno. Agli altri la scelta di come comportarsi. A partire dalle esecuzioni capitali previste a partire da domani; e per fare un dispetto al successore.

Un consiglio che, per inciso, dovrebbe valere anche per la nostra coalizione di governo. Ammesso e non concesso che ci sia…