CHE RABBIA MI FA L’ATALANTA

 

DI VINCENZO G. PALIOTTI

Guardo giocare la squadra di Gasperini e mi arrabbio, a volte mi intristisco pure per poi passare all’invidia.

Giuro, prima di tutto, che non ho niente contro Bergamo se non per aver tolto al Napoli il primato di squadra che mostra il più bel calcio del campionato. E allora ritorna alla mente quando si guardava le partite della mia squadra senza il patema d’animo del risultato, si era sicuri di una sola cosa: avremmo assistito ad una bella partita con bel gioco, spettacolo e quindi anche perdere non sarebbe bastato a rovinarci la giornata. “Al di là del risultato”, campeggiava uno striscione al San Paolo, oggi stadio Diego Armando Maradona, ed era la verità, della serie “perdenti ma felici”.

Ma anche allora c’erano gli scontenti, una parte contenuta bisogna dirlo non come oggi che sono la maggioranza. Gli scontenti che dicevano che il bel gioco fine e se stesso non significa mai vittoria.  Ai più però non importava, come non importa ai tifosi della dea che comunque, e come quel Napoli, non hanno vinto niente, ma loro ancora vanno avanti, felici e certi che rispettando i programmi fatti, senza fermarsi al primo intoppo prima o poi dovranno arrivare pure i risultati. Risultati che meritano così come li meritava quel Napoli.

Ma cosa li differenzia dal Napoli? Di certo l’ostinazione, la pazienza di continuare sulla strada che hanno intrapreso; pazienza ed ostinazione che il Napoli non ha saputo coltivare interrompendo un ciclo anche prima che questo si esaurisse come da programma, per ripartire da capo con un nuovo ciclo. Li differenzia la concretezza in campagna acquisti dove si prendono giocatori necessari e non quelli che fanno “audience” ed i risultati stanno pagando ampiamente le scelte fatte.

Dice ci sono i fatturati, il monte stipendi che fanno la differenza, ma non risulta a nessuno che l’Atalanta abbia un fatturato superiore al Napoli o un monte stipendi più oneroso rispetto alla squadra di De Laurentiis.

Spero tanto che l’Atalanta adesso vinca, magari lo scudetto e, perché no, vada avanti in Champions per dimostrare che sono le scelte giuste a fare la differenza, la serietà nel rispettare i programmi fino in fondo senza ricorrere ai “rimedi” come il mercato invernale, che quasi sempre è l’ammissione del fallimento del programma varato ad inizio stagione.

Auguri quindi all’Atalanta, ma che rabbia però.