NAVIGARE A VISTA

DI FABIO BALDASSARRI

Esprimere opinioni politiche è davvero difficile nel momento in cui la pandemia del Coronavirus cambia il segno alla precedente rappresentazione del mondo: con l’Italia che fa parte dell’alleanza militare della NATO in cui il nuovo comandante in chef degli Stati Uniti, il principale attore, potrà sedere nella Sala Ovale della  Casa Bianca con la sua valigetta che serve per scatenare una guerra nucleare, non prima del 20 gennaio 2021 (Trump permettendo), e con la UE abbandonata dalla Gran Bretagna e in balìa di 27 paesi tra cui i cosiddetti frugali e persino alcuni a democrazia ridotta (uso un eufemismo) come la Polonia e l’Ungheria ai tempi della Next Generation EU (Recovery Fund).

Forse potrebbe avere un senso usare figure della retorica come la metafora e l’allegoria utili a riassumere concetti un po’ troppo ingarbugliati per poterli spiegare nello spazio necessariamente ridotto di un pezzo che dovrebbe essere di cronaca. Meglio escludere, anche, figure di per sé ambigue o elusive come l’iperbole o la perifrasi per cercare di essere più chiari e diretti. Precisato questo, vi proporrei due figure di origine marinara su cui potremmo discutere un bel po’: “navigare a vista” [titolo che da l’avvio a questo pezzo, ndr] e “finchè la barca va” [titolo di una canzoncina popolare dagli anni ‘70, ndr].

Siamo nel 2020, sono passati 50 anni dal Sanremo in cui Orietta Berti debuttò con questa canzoncina, e sono successe diverse cose che avrebbero imposto un cambio di marcia che non c’è stato se non come mera conseguenza degli eventi occorsi: la vittoria dell’anarchia (ma la chiamano liberismo) nel mercato globale in un mondo in cui è venuta meno la logica dei blocchi nati dopo la fine della seconda guerra mondiale, e c’è stato l’avvento di una rivoluzione tecnologica di portata maggiore della prima rivoluzione industriale ovvero la rivoluzione digitale. Nel mezzo, ci sono state anche l’incombere sullo scenario mondiale di grandi protagonisti come la Cina e le urgenze poste dalla questione ecologica e ambientale.

Perché, dunque, “navigare a vista”? Perché sembra una metafora abbastanza eloquente di come affrontiamo il cambio di paradigma nel nostro Paese. E perché “finché la barca va”? Perché è un’allegoria per coloro che in questo galleggiamento non riescono a vedere il rischio drammatico del naufragio. C’è una terza affermazione, nella canzoncina, che servirebbe a completare la frase. “Finché la barca va lasciala andare”. Ma qualsiasi marinaio potrebbe spiegare che navigare a vista non significa andare incontro al naufragio bensì sforzarsi di mantenere, pur senza gli strumenti di bordo e persino in un mare periglioso, la rotta.

Questa riflessione, con così pochi riferimenti puntuali, la lascerei a quanti si esercitano dall’interno e dall’esterno dei partiti nel tiro a segno che in questo momento sta investendo il governo del Paese: coloro, cioè, che pensano chissà quanto potrebbero cambiare le cose se solo il governo attuale avesse un diverso presidente del consiglio, o coloro cui basterebbe affiancare Conte con i dioscuri Renzi e Zingaretti. La dedico anche a chi folleggia l’ipotesi di elezioni anticipate e a chi pensa che si possa mettere in crisi il governo o addirittura immaginare un cambio di sistema sulla questione del Mes. Tutto continuando a  “navigare a vista” e “finché la barca va”.