NON MI FA PENA L’EURODEPUTATO. IN POLITICA È FACILE VOLTARE GABBANA

DI EMILIANO RUBBI

Helmut Wilberg, generale della Luftwaffe, era figlio di una donna ebrea.

Hans Eppinger, invece, era un medico per metà ebreo che faceva esperimenti su “cavie umane” nel campo di Dachau.

Emil Maurice, tessera numero 2 delle SS, aveva un nonno ebreo.

Furono moltissimi i nazisti di origine ebraica, potrei andare avanti a lungo.

Del resto, quando Goebbels propose a Fritz Lang di diventare il regista di punta della “nuova Germania” e si sentì rispondere che era di origine ebraica, il ministro della propaganda sorrise e disse: “Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no”.

Ecco, questo per dire che non mi colpisce più di tanto il fatto che Jozsef Szajer, eurodeputato ungherese dell’estrema destra di Orban, padre e marito devoto, omofobo dichiarato e “difensore dei sacri valori della famiglia”, sia stato arrestato a Bruxelles mentre cercava di scappare, arrampicandosi su una grondaia, con uno zaino pieno di ecstasy in spalla, dopo aver partecipato a un’orgia assieme ad altri 24 uomini.

È una cosa piuttosto comune, anzi: l’omosessuale che diventa politico omofobo, l’ebreo nazista, il napoletano e il calabrese che vanno a vivere al nord e diventano razzisti con i meridionali.
Credo che sia, in qualche maniera, legato alla non accettazione di sé stessi, come nella più classica storia della vittima che diventa carnefice.
Sicuramente qualche psicologo lo saprà spiegare meglio di me.

Fatto sta che questo genere di persone provocano repulsione, ovviamente, e la storia di Jozsef Szajer regala comprensibilmente anche qualche soddisfazione a chi sostiene che l’estrema destra sia composta in larghissima maggioranza da pagliacci e ipocriti.

Ma pensare a una persona che mente pubblicamente per tutta la vita alla moglie, ai figli, agli amici, che odia così tanto sé stessa da trasformarsi nel proprio peggiore incubo, nell’incarnazione più disgustosa del “cacciatore di ebrei/omosessuali/diversi”, dovrebbe anche spingerci a riflettere.

Perché non si diventa ebrei nazisti, se non si vive durante il nazismo, come non si diventa omofobi se la società in cui si cresce considera l’omosessualità una cosa perfettamente normale.

E così, da carnefici, si ritorna in un istante ad essere vittime.
Spaventose ed esecrabili quanto vogliamo, ma pur sempre vittime.
Di sé stessi e del mondo che ci è stato costruito attorno.

Mi dispiace, capisco di essere impopolare, ma la storia di Jozsef Szajer non mi fa ridere.
Mi mette addosso solo tanta tristezza.