CARTA BIANCA, MA NON PER SPARARE FESSERIE

 

DI RINO GIRIMONTE

Aveva gli occhi avvinazzati e lo sguardo perso a rincorrere una filastrocca fatta di noiose liste della spesa. Il suo ragionamento, si fa per dire, risponde a un codice studiato nella stanza della Bestia, per cui ad ogni domanda, leggermente scomoda, fa la faccina stupita, il sorrisetto da ebete, si guarda intorno e sciorina la ricetta degli scialatielli alla pecoraia.

La Berlinguer gli chiede conto delle sue amicizie ungaro-polacche e del veto che hanno posto ai danari del Recovery Fund, e lui risponde che la colpa è del PD e dei 5stelle che con questi due paesi governano in Europa. Lui si occupa dell’Italia, dei decreti suoi che vogliono abolire, del Natale che vogliono rubare ai bambini, delle scuole, degli uteri in affitto, che giovedì si recherà in un centro addestramento di cani per ciechi.

Augias gli ricorda lo statuto europeo sui principi di diritti umani che i paesi hanno sottoscritto e che sono tenuti a rispettare e lui risponde che ama la libertà, che la Cina e Venezuela sono paesi illiberali, che i giornali non li proibirebbe, magari come il suo amico Putin che i giornalisti li ama tanto e con ossessione.

Come fai a prenderlo sul serio? E parla, parla. Ma bastava una domanda, bastava chiedergli se la sua Lega, in Ungheria o in Polonia starebbe all’opposizione o al governo con Orban o con Duda. Ma forse meglio di no, gli scialatielli alla pecoraia già li sappiamo fare.