MOZZARELLA UNIVERSITY

DI CLAUDIO KHALED SER

Pur essendo (tutto sommato) un uomo di pace, il “porgi l’altra guancia” NON mi appartiene preferendo sempre il motto latino “do ut des” se me le dai le prendi.

Quindi la Politica Calabraghista del Governo, davanti alle assurde richieste di quel miserabile caporale, autoproclamatosi generale, Haftar, NON mi appartiene.

Capisco la completa inefficienza del Ministero degli Esteri, condotto da un laureato alla Mozzarella University, ma non é che il Premier sia acuto come un falco o furbo come una volpe.
Stiamo parlando di un altro tipo di animale.

Detto questo, permettere ad un poveretto, arrogante ed isterico, di tenere in scacco il nostro Paese, é demenziale tanto quanto il farlo.
E rivolgersi ai cosiddetti “Paesi Amici” per pietire la liberazione dei nostri pescatori, ostaggi di un bandito, non fa che accrescere la disistima che TUTTI hanno verso l’Italia.

L’ ultimo appello é stato quello rivolto al presunto futuro Presidente libico, Maitig, il quale dopo aver telefonato al caporale, ci ha risposto che se vogliamo recuperare i nostri concittadini, dobbiamo liberare i quattro o cinque criminali chiusi in galera in Italia per traffico d’esseri umani e associazione a delinquere.
4 criminali per 18 lavoratori.
Bella scoperta, Maitig, questo già lo sapevamo.

MA SE INVECE,
Noi mandassimo un paio di navi da guerra, davanti a Bengasi ?
Cosi’ tanto per far vedere che siamo incazzati.
E se noi mandassimo quattro o cinque motovedette a pattugliare il MARE INTERNAZIONALE che Tobruk afferma, senza alcun titolo, d’essere suo ?
Cosa fai Haftar, vieni a sequestrare le nostre navi ?
Intimi ai nostri soldati di seguirti in porto altrimenti spari ?
Ci chiedi un ulteriore riscatto ?

Cedere al ricatto di Haftar significa potenzialmente doversi preparare anche ad accettarne di simili da Stati “canaglia”, leader tribali e “feldmarescialli” d’Africa trasformando in preda preziosa ogni italiano che, per lavoro o altre ragioni, entri o si avvicini ad alcuni Stati instabili o governati da despoti o farabutti.

Due o tre navi militari italiane al largo di Bengasi avrebbero espresso una reale deterrenza e preoccupato tutti i protagonisti della crisi libica (in fondo l’Italia è pur sempre la maggiore potenza militare e navale del Mediterraneo) rafforzando, con i fatti, un’azione diplomatica troppo fiacca per non dire inesistente, come si è visto a oggi, per ottenere il successo.

Ma se basta un qualsiasi Haftar a metterci a 90 gradi, un giorno potremmo trovarci davanti qualcuno di più “importante”.
Cosa faremo allora ?
A 180 ?