FEMMINICIDIO, E LA MADRE DI LUI GIUSTIFICA

DI CLAUDIA SABA

“Papà non litigare…”.
Inizia così la letterina ritrovata da Giuseppe Mario Forciniti, l’infermiere che il 25 novembre ha ucciso a coltellate la compagna Aurelia Laurenti, a Roveredo in Piano.
A scriverla, è il figlio di otto anni.
Brividi, tra le parole di un bambino spaventato da quelle liti troppo violente che spesso agivano i suoi genitori.
E poi ci sono altre dichiarazioni.
““Aurelia era pazza di Giuseppe. Lo amava. Non si voleva allontanare mai lui. Ultimamente lo aveva allontanato perché lui la riprendeva perché stava sul telefonino, non accudiva la casa, non si interessava più della famiglia. Giuseppe tornava dal lavoro e doveva pulire, cucinare, lavarsi, aiutare il bambino nei compiti. Doveva fare tutto lui. In questo periodo di emergenza Covid era stanco per i turni e le aveva chiesto di aiutarlo..
Stava dalla mattina alla sera al telefonino. Era la sua pazzia. Una volta mi ha chiamato, Giuseppe era andato in ospedale a vedere i turni, era l’ora di pranzo. Disse che non poteva cucinare. Aurelia – dissi – non dirmi bugie, il frigorifero è pieno. Se devi prendere il pane, non aspettare Giuseppe, carica i bambini in macchina e vai… Giuseppe doveva fare quello che voleva lei”.
Questa è la madre del femminicida.
Che non accenna minimamente al fatto che il figlio, tanto occupato a salvare vite umane, avesse trovato il tempo per trovarsi un’amante.
E nemmeno che Aurora avesse scoperto tutto.
Punta invece il dito sulla vittima, “colpevole” di essersi fatta ammazzare.
Questa è la cultura da cui le donne devono continuare a difendersi.
La cultura in cui cresce e vive il patriarcato.
Due testimonianze in contrapposizione.
Quella di un bambino spaventato che ha perso sua madre.
Quelle di una madre che pur di salvare il figlio “maschio”, giustifica l’omicidio.

“Ma tutto ha un limite, comprendo l’amore filiale, ma giustificare un femminicidio, per altro vomitando fiele su una vittima che non può piu difendersi, prova una sola cosa. Tu madre insieme a tuo marito, hai fallito, hai dato un pessimo esempio, una cattiva educazione. Serve a poco strillare che il tuo bravo figlio era servizievole e a tuo dire buono, restano quelle coltellate, il dolore, una vita stroncata. Salvando lui, provi a salvare te stessa”.
(Dott. Virginia Ciaravolo)