COREA, DOVE IL COVID NON ESISTE, KIM JONG-UN PIANGE PER I RITARDI DEL PARADISO

DI MICHELE MARSONET

Hanno stupito il mondo le lacrime in diretta di Kim Jong-un. Il giovane dittatore si è messo a piangere durante le celebrazioni per i 75 anni della fondazione del Partito dei Lavoratori – il Partito Comunista – della Corea del Nord.
Lo stupore deriva dal fatto che Kim non è solito manifestare in pubblico le sue emozioni. Anche se in realtà aveva già pianto nel 2011, ai funerali del padre Kim Jong-il.
In ogni caso l’impressione questa volta è stata forte, anche perché il leader si è pubblicamente scusato per non aver saputo essere sempre all’altezza delle aspettative del popolo, e i dirigenti nordcoreani non sono soliti esprimersi in questi termini.
Il poco che si sa della Corea delle favole
C’è chi ipotizza che l’avvenimento confermi il suo cattivo stato di salute, del quale si parla da molto tempo. Si rammenterà, a tale riguardo, la notizia che fosse stato sostituito al potere dalla giovane (33 anni) sorella Kim Yo-jong appunto per motivi di salute.
Poi, come sempre accade quando si parla della Corea del Nord, la notizia si è rivelata una “fake news” e Kim è ricomparso improvvisamente sulla scena. Non in perfetta forma, a quanto sembra, ma comunque ben saldo al potere.
Tra lacrime e scuse rivolte al popolo, si è pure svolta la tradizionale parata militare dove è stato presentato un nuovo missile balistico intercontinentale. Giusto per rammentare a tutti che il Paese non rinuncia affatto alle sue ambizioni di diventare una potenza sul piano strategico.

Missili intercontinentali e atomica salva vita
Facile dedurne che il messaggio fosse rivolto soprattutto agli Stati Uniti. Anche a Pyongyang, come ovunque nel mondo, si attende l’esito delle elezioni Usa del 3 novembre.
Tra Kim e Donald Trump si sono svolti incontri molto propagandati che, tuttavia, non hanno finora fornito risultati concreti. Se non, forse, una diminuzione nel lancio di missili che tanto aveva preoccupato gli Usa, i loro alleati asiatici e pure la Cina.
Dovessero vincere – come appare probabile – i democratici, non è dato sapere quale atteggiamento adotterà Joe Biden nei confronti del giovane dittatore. E pure la politica dell’ex vice di Obama verso la Repubblica Popolare Cinese resta, allo stato dei fatti, un mistero.

Kim in sella e alla sorella i servizi segreti
Abbiamo dunque avuto la conferma che Kim Jong-un è ancora in sella, e che l’ambiziosa sorella deve attendere il suo turno mantenendo, nel frattempo, il controllo dei servizi segreti di Pyongyang.
C’è però una domanda fondamentale che vale la pena di porre. Kim e i maggiorenti della nomenklatura presenti sul palco non indossavano affatto la mascherina anti-virus, e così i soldati che sfilavano lungo i viali della capitale.
Ha dunque ragione Kim quando afferma che, nel suo Paese, il Covid 19 non esiste? Guardando le foto della cerimonia parrebbe di sì, ma è davvero difficile crederlo.

La Corea impenetrabile anche al virus
Tutte le nazioni vicine, a partire dalla Corea del Sud, sono state investite in pieno dalla pandemia. Come si può credere, dunque, che il virus si sia arrestato ai confini della Corea del Nord, mentre imperversa altrove?
E la notizia fa il paio con ciò che accade in Cina, dove è ripartito il turismo interno di massa, con qualcosa come 637 milioni di viaggi dal primo ottobre a oggi. Il Ministro del Turismo di Pechino ha detto che il popolo aveva bisogno di “una pausa si svago a lungo attesa”.
Ne avremmo tanto bisogno anche noi. E invece possiamo solo guardare con molta invidia i cittadini nordcoreani e cinesi che viaggiano tranquilli e beati, spesso senza maschera protettiva. Resta però il sospetto che sia all’opera la macchina della propaganda che, come sappiamo, nei regimi autoritari gioca sempre un ruolo essenziale.