COVID, SUCCEDE CHE A TUNISI …

DI CLAUDIO KHALED SER

Succede che un uomo, colpito dal virus CoVid, non possa essere ricoverato perché non c’é posto in nessuna struttura ospedaliera e quindi resta nella sua casa, attorniato da parenti ed amici.

Succede che,
L’uomo, inevitabilmente, muore.
I famigliari provvedono a lavarlo e ad avvolgerlo nel telo bianco della sepoltura.
Aspettano ovviamente gli addetti del Comune per trasportarlo al cimitero.

Succede che,
i “becchini” arrivano, consegnano il sacco nero per il trasporto del corpo e la bara “multiuso” che serve solo per il trasporto fino al cimitero, dove il corpo verrà poi tolto dalla cassa per essere sepolto e la bara servirà per altri funerali.

Succede che,
i becchini si rifiutano di entrare in casa e chiedono a parenti ed amici di provvedere in merito.
Toccherà quindi a loro adagiare il corpo nel sacco e poi nella bara e trasportarlo quindi con una camionetta al vicino cimitero.

Succede che,
In casa, mai disinfettata, altri parenti ed altri amici si riuniscano per porgere le condoglianze ai famigliari.
Un via vai continuo di gente che abbraccia e stringe mani.

Succede che,
questi sono i funerali a Tunisi, quartiere La Marsa, in piena emergenza CoVid.

Succede che,
Non ho altro da dire