HO UCCISO ME STESSO

DI ANTONIO AGOSTA

Passeggio per strada e osservo tutto quello che mi sta attorno, come la vita che scorre in maniera veloce dentro i cappotti a tinte uguali. Nulla è cambiato ad eccezion di me. Rivedo me stesso nelle vesti di un bambino lontano dalla cattiveria della gente. L’aria è fredda. L’inverno si presenta con le sue giornate lunghe davanti a un caminetto acceso per scaldarci dal freddo e ricordarci la giornata appena trascorsa. Tutto si evolve in fretta e nessuno se ne accorge. La vita procede in maniera veloce, come lo scatto di una foto ricordo da custodire nel cassetto delle nostri menti. Riascolto i rumori confusi prodotti dalla mia memoria mentre si risvegliano gli odori della mia infanzia. Mio padre mi fantasticava un mondo quasi fiabesco. Mi diceva: “un giorno avrai tutto quello che io non ho mai avuto. Avrai il sole che ti illuminerà le giornate piene e intense. Un giorno avrai il mondo fra le mani. Tu sarai un uomo vincente”. Balle. Solo tante balle. Mi guardo allo specchio e rivedo un’altra persona. La barba brizzolata mi fa capire di essere maturo e lontano da quel bambino con i pantaloncini blu e la palla fra le mani. Non ricordo più la mia età. A chi può interessare la storia della mia vita? Credo a nessuno. Mai più come prima. Ho voglia di correre. Gridare. Cantare. Ridere. Piangere. Sorridere. Meravigliarmi. Conosco solo il pianto. Piango! Piango! Piango! Le lacrime mi escono a fiumi. Mi manca il coraggio di vivere. Qualcuno mi dice che la vita è adesso. Forse non è quella che avevo pianificato nella mia infanzia, oggi ormai adulta nelle vesti di uomo. Osservo la vita che mi scorre in maniera veloce. Ho ucciso me stesso. L’uomo che non riconosco più.