UN SI A VALANGA NEL REFERENDUM PER IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

DI GIANFRANCO ISETTA
Gli elettori si sono pronunciati: c’è una schiacciante maggioranza a favore del SI per la riduzione del numero dei parlamentari, si viaggia verso il 70% circa o poco meno, vedremo alla fine.
Tutto questo malgrado una martellante campagna di pressoché quasi tutti i principali organi di informazione cartacei e molti radiotelevisivi che fanno capo ai principali gruppi economici, finanziari, politici e editoriali del Paese.
Mi viene in mente, a caldo, una prima semplice riflessione che si potrebbe rivolgere come domanda a molti di questi articolisti e cosiddetti “opinion leader” che si sono così spesi in questa occasione:
e cioè a quanto vale la loro capacità di saper convincere gli elettori e quindi quale credibilità, cioè fiducia, pensano di poter meritare anche da molti dei loro lettori o video ascoltatori?
Devo ammetterlo, a un certo punto ho pensato ad un rischio, questo si, per la democrazia reale, e cioè alla forza di condizionamento di queste corrazzate mediatiche nei confronti dell’elettorato.
Per fortuna i cittadini elettori si sono incaricati di riaffermare la forza delle loro opinioni su un tema che si reggeva su una esigenza, a mio parere ovvia e scontata, e contro l’arrampicata sugli specchi di quanti argomentavano ragioni insostenibili.
Qualcuno ritiene che ci fosse, in alcuni, una voglia, nemmeno troppo nascosta, di punire i 5stelle e il loro populismo, dimenticando che il tema non riguarda questa o quella forza politica ma la necessità di avviare davvero un ciclo di cambiamenti istituzionali improcrastinabili per il Paese.
Ora mi auguro che la spinta, che proviene da questo voto, aiuti davvero l’avvio di un processo di riforme che non riguarda solo o tanto la ormai obbligatoria nuova legge elettorale e la ri disegnazione dei collegi, che sono la diretta conseguenza di questo voto, ma che, a mio parere dovrà, tra le altre, affrontare questioni come il superamento del bicameralismo e una ridefinizione molto più chiara degli assetti dello Stato in tutte le sue articolazioni a partire dalle Regioni.
La vicenda della gestione di alcuni passaggi sul Covid ci ha parlato e ci parla di ancora di poca chiarezza nella definizione di ruoli, compiti e competenze che lasciano troppo spazio anche a strumentalizzazioni politiche, e che determinano conflitti istituzionali tra i vari livelli dell’organizzazione statuale dannosi per i cittadini e il paese.
L’unica nota che mi ha rattristato in questa votazione è stata l’indicazione dell’ANPI a cui peraltro sono iscritto e legato, soprattutto laddove mi è sembrato si confondesse l’impostazione dei padri costituenti, in larga parte, con quella fanfaniana del 1963 che, aumentandone il numero, portò all’attuale definizione del numero di parlamentari, cancellata ormai dal referendum di oggi.
Infine mi pare di poter dire, proprio se si seguirà questo percorso, che non solo la democrazia non è ridotta da questo voto, ma semmai ne esce rafforzata anche contro spinte populiste che si ritrovano nel paese, spetta ora alle forze politiche coglierne il significato e saper agire di conseguenza.