DI FLAVIA PERINA
Dice Chiara Ferragni che il problema del palestrato omicida lo risolvi con la cultura e l’istruzione, e magari è pure vero, e capisco quelli che applaudono, ma nell’attesa preferirei sanzioni alla prima prepotenza, telecamere che funzionano nel buio e ovviamente un discorso pubblico che smetta di esaltare la forza, i rapporti di forza, l’aggressività televisiva, la risposta da coatto, le metafore belliche, le metafore gomorresche e para-mafiose, il darwinismo sociale, come valore supremo del “farsi valere”. Vasto programma pure questo, ma finchè l’estetica della brutalità sarà praticata su larga scala dalla politica e dalla tv generalista anzichè trattata come roba da vigliacchi straccioni, vedo difficile ogni missione educativa. Così come vedo difficile una seria azione giudiziaria contro i delinquenti quando il calcio in testa di un professionista del combattimento, quindi consapevole della sua potenza, contro un corpo inerme e già pestato per venti minuti viene qualificato omicidio preterintenzionale.