29 AGOSTO 1991, LA MAFIA UCCIDE LIBERO GRASSI

DI CLAUDIA SABA

Alle 7,30 di giovedì 29 agosto 1991 il silenzio del centro storico di Palermo è interrotto da tre colpi di pistola.
Sul marciapiede, il corpo senza vita di un uomo.

È Libero Grassi, titolare dell’impresa Sigma, assassinato a due passi dalla sua abitazione, per mano della mafia.
L’esecutore materiale verrà più tardi riconosciuto in Salvatore Madonia.
Contro di lui, Grassi lottò fino alla fine, rifiutandosi di pagare il pizzo e denunciando.

Il giorno dopo il Corriere della Sera pubblica una lettera.
Accuse contro le associazioni di categoria per averlo lasciato solo nella lotta al racket delle tangenti.

Sposato, due figli, Grassi era diventato un riferimento della lotta alla mafia.
In particolare dopo la lettera pubblicata sul Giornale di Sicilia, in cui affrontava con determinazione gli aguzzini che, sotto la fittizia identità del “ragionier Anzalone”, gli avevano chiesto un contributo di 50 milioni per i carcerati.

Fu Grassi stesso, a contribuire all’arresto dei suoi estorsori fornendo una descrizione dettagliata agli investigatori.

Significative le parole dette nel corso di un’intervista: “Non sono un pazzo, sono un imprenditore e non mi piace pagare. Rinuncerei alla mia dignità. Non divido le mie scelte con i mafiosi”.

A Grassi è riconosciuto il merito di aver dato vita alla lotta contro il pizzo, raccolta successivamente da numerose associazioni antiracket ispiratesi alla sua figura.