COMPLOTTISMO, SUPERSTIZIONE E REGRESSIONE

DI PAOLO DI MIZIO

Il danno sociale arrecato dai complottisti, nelle varie venature che li connotano, dai terrapiattisti a coloro che sostengono che Elvis Presley sia vivo, è enorme. 

Esso si genera dal fatto che i social media permettono a qualsiasi “imbecille” – cito la parola usata da Umberto Eco in un suo discorso – di sentirsi alla pari se non superiori a un premio Nobel, anzi a più premi Nobel contemporaneamente: per la Medicina, per la Fisica, per la Chimica e perfino per materie non premiate dal Nobel come la Virologia, la Geotermia, la Psicologia, la Storia e la Politica. 


La frase tipica e criptica è: “Io mi pongo delle domande”, un’asserzione con la quale essi pensano di proclamare la propria (supposta) superiorità su chi “non si fa delle domande”, senza accorgersi che in quel modo invece manifestano la propria inferiorità culturale, il proprio status subculturale.

“Porsi delle domande” consiste nel mettere in dubbio una narrazione, una fede: il che non sarebbe sbagliato in sé, se questo non avvenisse sulla base di pregiudizi, anziché giudizi; ovvero sulla base di ignoranza (in senso etimologico) anziché di sapienza della materia trattata; sulla base di travisamenti anziché sulla base di intelligenza; sulla base insomma di ipotesi insipienti, ingenue nel migliore dei casi, che scaturiscono dalla più completa assenza di strumenti culturali, conoscitivi, scientifici, sapienziali.

L’effetto finale è che una narrazione condivisa – ma certamente dubitabile – viene dichiarata falsa ipso facto e sostituita con una diversa narrazione basata sul nulla, priva di qualunque prova o indizio probante o qualsivoglia riscontro nei meccanismi specifici della materia. Un “forse falso” viene sostituito da un “certamente campato in aria”, i cui effetti possono apparire ridicoli, ma nella sostanza sono drammatici.

Insomma, il dubbio cartesiano – la méthode – , che prima ancora era il dubbio socratico, viene stravolto e orrendamente distorto in una caricatura intellettuale, subculturale, mostruosa ma nello stesso tempo ammaliante per le menti meno attrezzate, che li subiscono come si subiscono certi slogan: li subiscono e interiorizzano volentieri perché permettono a qualunque “imbecille” (Eco dixit) di sentirsi intelligente e a qualunque incolto di sentirsi colto, senza costi, a prezzo zero. Subentra quindi una psicologia di massa basata sull’autocompiacimento, sulla gratificazione dell’ego, che dilaga a macchia d’olio e conquista, com’è facile capire, immense schiere di individui.

Ecco dunque che la casalinga di Castelfranco Veneto, il geometra di Ladispoli o la parrucchiera di Vibo Valentia è in grado di “smascherare” qualsivoglia verità complessa, che sia la strategia politica di una superpotenza o una (presunta) congiura planetaria delle élites o i (presunti) meccanismi perversi di una complessa operazione finanziaria internazionale, per non parlare dell’allunaggio mai avvenuto dell’uomo sulla Luna, di Elvis Presley che non è mai morto e di Paul McCartney che ovviamente è morto nel 1966. La verità “comune” viene dunque sostituita con una narrazione alternativa, che non è più attendibile di una favola e che ha gli stessi riscontri di una leggenda o di una barzelletta.

Dicevo della crescente massa di individui che trova gratificazione personale in questo processo a costo zero, un processo che permette inoltre a molti – i più vispi, diciamo – di ergersi a guida o novelli profeti per i neofiti. La massa si allarga man mano che siffatti individui a loro volta contagiano altri individui con gli schemi mentali e le logiche illogiche tipiche del complottismo. Grazie ai social media, la platea degli adepti di questa nuova “non conoscenza”, “non scienza”, si allarga in maniera non più aritmetica ma geometrica, esponenziale, come non sarebbe mai potuto succedere in passato, in assenza delle odierne tecnologie informatiche.

Lo strumento dei social media in effetti ingigantisce a dismisura delle piccole onde, creando una sorta di tsunami delle idee e degli schemi mentali. E poiché i cretini e gli ignoranti – scusate, diciamo i suggestionabili, i subacculturati, coloro che non dispongono dei mezzi culturali, sapienziali e cognitivi specifici per discernere – sono milioni in ogni Paese del mondo, ecco che si creano assurde credenze, le quali in un battibaleno fanno il giro del mondo, grazie all’immediatezza dei social, conquistando altre menti deboli.

Che la terra sia piatta, l’ho sentito sostenere da italiani, americani, arabi sauditi, brasiliani, russi e non so quanti altri. Che la pandemia di covid sia un’invenzione di un’élite satanica, guidata dal noto criminale internazionale Bill Gates, è ormai l’epitome del complottismo mondiale.

Questo fenomeno in sé non è folkloristico, come sembra, ma al contrario è estremamente pericoloso non solo sul piano sociale ma addirittura sul piano della civiltà, perché distorce i parametri cognitivi e azzera le competenze, le conoscenze e le scienze, ossia tutta la massa critica di sapienza collettiva che forma l’ossatura di una civiltà, qualunque essa sia. 


L’effetto finale è una regressione verso la barbarie – non dico verso il Medioevo, perché il Medioevo ci ha lasciato anche tesori di sapienza, di misticismo, di simbolismo, di arte – ma dico proprio verso la barbarie, verso l’uomo della caverna, che vedeva un fulmine nel cielo e ipotizzava che ci fosse lassù un dio potentissimo che possedeva i fulmini e li scagliava per terrorizzare gli uomini e uccidere i nemici. L’ipotesi diveniva poi una credenza, ossia una fede, ossia la “verità” condivisa e consolidata di un certo gruppo sociale.

Se c’era un dio, ovviamente doveva esserci anche una dea, e poi il dio e la dea, è ovvio, facevano sesso e nascevano altri dèi e semidei. Di fantasia in fantasia, secondo lo schema classico del ragionamento cospirazionista, si sono costruite le mitologie, ossia le superstizioni, che rappresentano il primo corpus complottistico della Storia.

Le superstizioni, una volta organizzate in modo organico, sono diventate religioni e le religioni sono diventate tirannie oscurantiste, e sono durate dalla notte dei tempi fino al Secolo dei lumi e alla Rivoluzione francese, ma in verità permangono sottotraccia anche nei nostri giorni, pur se in gradazioni per certi versi meno virulente (ma non sempre).

Questa, in poche parole, è la sintesi del fenomeno. E che tutto ciò accada di nuovo, cioè che la civiltà regredisca e sprofondi nelle superstizioni, cui seguiranno nuove, nefaste religioni e tirannie, è la vera tragedia del nostro tempo. 


Una magnifica esemplificazione la si trova nel post in Facebook di una signora complottista che l’altro giorno, a proposito della pandemia di covid (ovviamente descritta come congiura delle élites internazionale ai danni dei popoli), profetizzava: “Ormai la lotta tra il bene e il male è aperta e senza esclusione di colpi. Che ci piaccia o meno, la divisione è iniziata e Satana (Colui che divide) se la ride bellamente”. La signora naturalmente ha i suoi numerosi fans, come li aveva il profeta Mosè quando scese dal Sinai con le tavole della legge e l’ordine di combattere gli adoratori del vitello d’oro, cioè i satanici, cioè noi.


L’esempio è straordinario anche perché offre la prova – quasi l’anello mancante – della trasformazione antropologica di una forma mentis di natura leggendaria in materia mistico-religiosa: è esattamente il passaggio che preannuncia l’avvento di nuove superstizioni e di nuove religioni millenials.

Se non è questa una regressione della civiltà verso la barbarie, ditemi cosa lo è. Se non è questa una tragedia del nostro tempo, ditemi che cosa lo è.