I FURBETTI NE AVEVANO DAVVERO BISOGNO?

DI FERNANDA TANZILLO,

Nel ciclone dei “furbetti covid” rischiano di finirci tutti, anche i politici locali.

Le ragioni di chi, come tanti altri cittadini, ha visto le proprie entrate falciate dalla crisi portata dal Covid e dal lockdown. E che, con il solo gettone di presenza, non avrebbe potuto vivere.

La prima ad autodenunciarsi è stata

Anita Pirovano, consigliera milanese (area Sel): «Ma quale furbetta, non vivo di politica. Ho una figlia e il mutuo, i 600 euro mi servivano»
Lei che cosa fa?
«Sono laureata in psicologia sociale, poi un dottorato con una tesi etnografica. Faccio politica da quando avevo 18 anni, a 30 ho deciso di portare avanti le due professioni perché il mondo è precario. Lavoro con la partita Iva per un centro di formazione professionale, per l’università e ho varie consulenze come psicologa. Non sono un’ereditiera. Il lockdown ha penalizzato anche me. Quando c’è stata la possibilità di chiedere il bonus di 600 euro l’ho colta con estrema tranquillità».

Ci sono due consiglieri regionali della Lega e il vicepresidente della giunta del Veneto.
Consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e del vice presidente della giunta Gianluca Forcolin.
I due dicono che la richiesta è stata fatta a loro insaputa (Barbisan e Forcolin), mentre il terzo (Montagnoli) ha dichiarato di averlo richiesto per poter dare i fondi “in beneficenza”

Gianluca Forcolin, Veneto (Lega): «Lo studio fece domanda ma non ho visto un euro. Avevo 7 dipendenti in cig li avrei solo girati a loro»
Lui è l’uomo dei conti, ha deleghe pesanti, al bilancio e al patrimonio ma, soprattutto, è il vice presidente della Regione Veneto.
Cioè?
«La domanda non è stata accettata. Non è arrivato mai nulla. La richiesta rispondeva a ogni criterio di legittimità e quei 600 euro, fossero arrivati, sarebbero rimasti nelle casse dello studio» per questa vicenda.

Ubaldo Bocci da Firenze, ex candidato sindaco di centrodestra ora all’opposizione: «Qui sono il più ricco? Li ha chiesti per me il commercialista e ho fatto beneficenza»
Bocci, però il bonus l’ha chiesto. E lei è il consigliere comunale di Firenze con il reddito più alto, 254 mila euro di imponibile nel 2018. Le pare corretto?
«Alt: non li ho chiesti io. Li ha richiesti il mio commercialista».

Franco Mattiussi, consigliere regionale friulano di Forza Italia, albergatore
«Ho utilizzato quei soldi anche per far quadrare conti che comunque dovevano essere saldati. Perché nonostante tutto fosse fermo, bollette continuavano ad arrivare. Quindi, calma. Sangue freddo e razionalità. Che puntare il dito è fin troppo facile. Vedere la luna un’altra cosa».

Il giovane consigliere cuneese Gagliasso ammette di aver incassato le due rate dall’Inps e come suggerito da Salvini, addossa la responsabilità al commercialista: “Venerdì ho restituito la somma”, stranamente il giorno prima che scoppiasse il caso. Stesso copione per il compagno di partito Leone.

Sindaco di Cagno Federico Broggi, che riveste anche il ruolo di segretario provinciale del Partito Democratico, Il sindaco di Cagno: “Ho chiesto il bonus. Dimostratemi che non dovevo”
“Chi vuole vedere la mia situazione finanziaria, ha la mia massima disponibilità. Ho ben poco da nascondere. Se qualcuno mi dimostrerà che ho realmente sbagliato (come molti, a quanto pare), ben disponibile a restituire, ma fino a quel momento evitiamo di fare come sempre di tutta un’erba un fascio”.

Francesco Rubini. Ventinove anni, è consigliere comunale d’opposizione ad Ancona, per una lista di sinistra, ma è anche un giovane e precario avvocato. Nel suo post su Facebook ha scritto: “Ho chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro per i liberi professionisti perché, malgrado una laurea magistrale, un titolo da avvocato, una nobile professione e un ruolo istituzionale in un capoluogo, sono ancora costretto a barcamenarmi per avere un reddito mensile decente”
“Ho chiesto il bonus perché con i gettoni di presenza non si vive”

La polemica è partita dopo che è stata diffusa la notizia della richiesta del bonus da parte di cinque parlamentari.
Che in questi casi l’etica pubblica avrebbe dovuto prevalere.