DI FERNANDA TANZILLO,
Dopo i verbali pubblicati dalla Fondazione Einaudi, spunta una lettera inedita della Lombardia: “Dpcm di Conte ci impedivano di intervenire su Alzano e Nembro.”
A diffondere i documenti è stata la Regione Lombardia, dopo la richiesta del Consigliere Nicolò Carretta (Azione). I documenti in realtà sono tre: il verbale della seduta del Comitato Tecnico Scientifico del 3 marzo 2020, in cui si chiedeva la chiusura di Alzano e Nembro; un file excel contenente i dati dei contagi nella provincia di Bergamo e infine la lettera di accompagnamento di Regione Lombardia al Consigliere Carretta.
Questa lettera fornisce una sua interpretazione dei fatti priva di due elementi fondamentali: la data e la firma.
Ma cosa è successo il 3 e il 5 marzo 2020?
Il premier Conte dichiara “La sera del 3 marzo, il comitato tecnico scientifico propose per la prima volta Misure restrittive”
Il Comitato tecnico scientifico propone per la prima volta la possibilità di una nuova zona rossa per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro.
Nella notte tra il 4 e il 5 di marzo, poco meno di 300 tra carabinieri, finanzieri e militari (136 unità di Truppe alpine, come è emerso in una relazione alla Camera) stazionano nella Bergamasca, pronti a cinturare i due comuni con l’aiuto dei volontari della Protezione civile.
Il 5 marzo un’altra valutazione del governo, ma a quel punto l’epidemia è già fuori controllo. Da lì la decisione di fare di tutta la Regione, a partire da domenica 8 marzo, una “zona arancione” e non “zona rossa”.
La zona arancione si differenzia dalla zona rossa perché, come messo nero su bianco nel Dcpm del 25 febbraio, non presenta “la chiusura di tutte le attività commerciali”, la sospensione “dei servizi di trasporto di merci e di persone, terrestre, ferroviario”, “la sospensione delle attività lavorative per le imprese” e “la sospensione dello svolgimento delle attività lavorative per i lavoratori residenti o domiciliati”. Con la zona arancione, di fatto, non significa sigillare un’area come avvenne per il Lodigiano e Vo’ Euganeo.
Agli inizi di marzo Fondi (Latina) e Medicina (Bologna) sono appena diventate zona rossa su ordine dei rispettivi presidenti di Regione, mentre nelle case degli italiani entrano le immagini dei camion dell’esercito che sfilano per le strade di Bergamo carichi delle decine di bare che in città non trovano più posto.
Da questo momento iniziano i primi rimpalli su chi avesse la responsabilità di adottare misure più stringenti nei focolai Covid di Nembro e Alzano Lombardo, in Valle Seriana.
Cominciano sindaci e politici locali, poi via via si va sempre più su.
Il 23 febbraio 2020, “il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana in occasione di un collegamento telefonico avrebbe individuato ulteriori 9 Comuni da includere nella zona rossa compresi tra le province di Lodi e Cremona” e tuttavia “questo progetto di estensione non ha mai visto la luce e non si è mai effettivamente concretizzato”. Esattamente come accaduto alcuni giorni dopo a Nembro ed Alzano.
La magistratura ha aperto un’indagine.
Rivelerà se ci sono responsabilità penali e, soprattutto, a chi sono imputabili.